Tra la miriade di nuove band ogni tanto capita di imbattersi in quella che
più delle altre ti prende subito e ti fa pensare: "Wow questa è veramente una
band originale, che suona veramente bene". Dopo i primi ascolti si cerca di sapere
chi siano, da dove vengano, quali siano le loro influenze e a chi somigliino.
Questo capita ascoltando l'ultima fatica dei Turnpike Troubadors da Tahlequah,
Oklahoma. Questi Troubadors hanno proprio un sound fresco, originale, trascinante
e altamente godibile che è allo stesso tempo folk-rock, alternative country, americana,
cajun e bluegrass; insomma mischiano un po' tutta la musica popolare americana.
Merito di tutto ciò va anche dato al produttore, quel veterano di Mike McClure
(anche titolare della Mike McClure Band) ben conosciuto in Texas e Oklahoma come
guida spirituale di quel "Red Dirt Movement" (che sta a indicare quel rock stradaiolo
con influenze sudiste e shoegaze) oltre che talent scout e produttore di band
della scena okie e texana (Cross Canadian Ragweed, Jason Boland, The Great Divide…
). Il missaggio e la masterizzazione realizzati da Joe Hardy, (ZZ Top, Steve Earle)
completano il buon risultato finale.
Il loro nome, molto evocativo,
richiama le polverose strade del "Sooner State" (le Turnpike) e ricorda le loro
influenze e passioni (i Troubadors): il Folk di Woody Guthrie da un lato e il
Country di Waylon Jennings dall'altro. Evan Felker (voce), R.C. Edwards (basso
e voci), Kyle Nix (fiddle), Ryan Engleman (chitarra), Giovanni Carnuccio (batteria)
ci regalano un bel disco che piacerà a tutti gli amanti del suono "americana"
dagli Old'97 ai Wilco, passando per Avett Brothers e Jayhawks. Le canzoni sono
tutte piacevoli e ben costruite con testi azzeccati che parlano della vita in
quell'America rurale e lontano dal mainstream, facendo un passo avanti rispetto
all'acerbo album d'esordio Bossier City.
Every
Girl e 7 and 7 sono rock ballads
con un bel suono ruspante e coinvolgente, caratterizzate da un pregevole intreccio
elettro acustico con dobro e violino ad arrichirlo. 1968
è sognante ed acustica con un ritornello che non ti lascia (good to see you
my old friend) con la trascinante voce di Evan e una bella fisarmonica al
seguito. Down on Washinghton è country rock
ben fatto che riprende gli insegnamenti di Gram Parsons e della Band, aggiungendo
qualcosa in più. Kansas City ha il suono di
un valzer da vecchi cowboys con un violino che da quel tocco di celtico che non
guasta mai. Le sudiste Whole Damn Town e Leave
and Lonely sono arricchite da una bella slide e The
Funeral è più tranquilla rispetto alla versione originale (ad opera
della Mike McClure Band) con la calda e toccante voce di Evan in evidenza. Diamonds
and Gasoline é una ballata introspettiva che va direttamente al cuore
e richiama i paesaggi dell'Oklhaoma dove il cielo si perde all'orrizonte, i deserti
del Texas e che non sarebbe dispiaciuta al caro Townes Van Zandt. Si riprende
il viaggio con il cajun di Sheverport, con
il waltz di Evangeline, molto bluegrass, e
si chiude alla grande con la deliziosa Long Hot Summer
sudista e rockeggiante con un sound elettrico e molto texano. Da ascoltare a tutto
volume. (Emilio Mera)