Truth
and Salvage Co.
Truth and Salvage Co.
[Megaforce
2010]
Quattro songwriter al servizio di una band: la compagnia richiamata nel nome
è racchiusa tutta qui, formatasi come un reticolo di mappe, strade e città lungo
le highway americane, insomma nel più classico dei sogni rock'n'roll che potessimo
immaginare. Il posto d'onore in questa rubrica dunque sarebbe più che meritato,
se non si trattasse soprattutto di uno degli esordi più freschi di questa estate
2010. Truth and salvage Co. sono un collettivo variopinto che dagli incroci
di Atlanta, New Orleans, Indianapolis, Tupelo ha preso la via dell'oro californiano,
ritrovandosi uniti da esperienze comuni e progetti solamente abbozzati, fra le
mura dell'Hotel Cafè di Los Angeles, dove le radici di questo omonimo esordio
discografico hanno vagato sul terreno prima di trovare il bandolo della matassa.
Non è nulla di miracoloso, una vecchia ricetta a dire il vero, che mette insieme
le armonie vocali di una mai dimenticata stagione West Coast, la stessa che deve
avere avuto effetti benefici sulla loro permanenza in California, con la lezione
alternative country dei Jayhawks, un fremito sudista magari non troppo accentuato
con il mainstream rock americano più nobile, richiamando in un colpo solo Tom
petty e Counting Crows.
Ci è voluta però la figura di Chris Robinson
(Black Crowes) e del suo entourage (in regia coinvolto anche Paul Stacey) per
dare corpo - e magari anche un piccola spinta - a queste canzoni, delle quali
in qualità di semplice fan e poi di produttore dice di essersi innamorato, colpito,
parole sue, dalla "sincerità del loro songwriting e dalla passione della loro
performance". Quel loro è rivolto a Scott Kinnebrew e Tim Jones - entrambi voce
e chitarre - Bill "Smitty" Smith (voce e batteria), Walker Young (voce, piano),
i quattro autori in questione cui si aggiungono il basso di Joe Edel e l'organo
di Adam Grace, transfunghi di numerose collaborazioni che rivelano il loro eclettico
intruglio di american music, da Ben Folds Five a Jack Johnson agli The Squirrel
Nut Zippers e My Morning Jacket. Sono alcuni degli artisti che hanno condiviso
un breve tragitto del loro destino con i membri di Truth and Salvage Co. prima
che il 2005 fosse l'anno del fatale ritrovo all'Hotel Cafè. Le canzoni hanno preso
forma come fossero un diario di viaggio, sedici lunghi anni racconta Scott Kinnebrew
spesi sulla strada come si suol dire, accomulando speranze e la solita gavetta.
Naturale che questo esordio (un ep per sondare il terreno e farsi un nome lo scorso
anno) raccolga tutti i clichè un poco celebrativi e romantici dell'essere una
rock'n'roll band in missione, ma i calici alzati di Hail
Hail e il sole dell'Ovest nello specchietto di
Call Back tolgono ogni dubbio sull spontaneità di Truth and Salvage
Co.
Suonano certo maliziosi, maturi, capaci di giostrare i luoghi
comuni del genere e levigare quel tanto che basta una superficie fatta di intrecci
vocali e chitarre al vento: in Welcome to L.A.
sobbalzano sulle verdi colline del country rock e di una chitarra twangy che in
coppia con il pianoforte riporta al paradiso rurale di Hollywood Town hall dei
citati Jayhawks. Ritorna la band di Minneapolis come un faro artistico, anche
perché in un disco così scavato nel legno (si veda la copertina) e nell'artigianato
della più popolare canzone rock, il sapore agreste di un sentiero che dalla Band
al southern rock (Rise Up ha tutte le chitarre
al posto giusto e una coda pronta ad esplodere dal vivo) all'alternative country
sembra essere una sorte segnata. Di loro questi cinque "ragazzi cresciuti"
ci aggiungono una scaltrezza che fosse uscita con qualche anno di anticipo li
avrebbe persino fatti schizzare in classifica. Heart
Like a Wheel, See Her, la zuccherosa
ballata pop Jump the Ship sono ganci irresistibili,
semplici ed efficaci anche adesso che una proposta come quella dei Truth and Salvage
Co. verrà probabilmente cassata con supponenza e sospetto. Nessuna frontiera spostata
in avanti o tradizioni riviste e stravolte, soltanto belle canzoni (coverrebbe
partire dal fondo, con Brothers, Sons & Daughters
e la luccicante ballata Pure Mountain Angel,
pare uno degli punti più efficaci del loro show dal vivo). A noi non sembra
affatto di poco conto. (Fabio Cerbone)