The
Tallest Man on Earth
The Wild Hunt
[Dead
Oceans 2010]
Un cantante folk armato di chitarra acustica e voce con sintomi di laringite
acuta inevitabilmente fa pensare a Bob Dylan, The Tallest Man on Earth -
alias Kristian Matsson, giovanotto svedese di statura non proprio vichinga - ne
è consapevole e mostra anche una certa ironia nel gestire questa somiglianza,
come ad esempio quando in King of Spain canta
di "boots of spanish leather" - una citazione in segno di "tip of the hat". The
Wild Hunt è il secondo album di questo cantautore e il primo a ricevere
una distribuzione adeguata: il disco d'esordio - Shallow Grave - e prima ancora
due promettenti EP nacquero infatti come piccola produzione destinata solo al
mercato svedese e solo grazie alla vituperata pirateria il nostro Kristian riuscì
a farsi conoscere dal pubblico internazionale, al punto d'invogliare la EMI a
distribuire il CD. Perché tanto interesse per un clone di Dylan? Perché passata
l'impressione inevitabile ma superficiale risulta lampante che Matsson ha voce
propria: è chitarrista completo e i temi dei suoi testi sono intimi e personali.
Troubles will be gone - bella prova
di fingerpicking - dimostra che il blues di uno Skip James fa parte della linfa
che alimenta il folk di Matsson, il blues nato dall'andirivieni di una lei - You're
Going Back - ma a differenza dell'album precendente qui c'è meno rabbia,
l'irruenza è temperata dall'ironia. I Won't Be Found - la canzone manifesto
di Shallow Grave - rivelava un malessere, un disgusto del mondo che in questo
nuovo lavora riecheggia nella già menzionata King of
Spain, stavolta però è venato d'ottimismo e aperto a nuove possibilità
"Well if you could reinvent my name, well if you could redirect my day, I wanna
be the King of Spain", il brano è impreziosito dall'abile alternanza di strumming
e fingerpicking. Le dieci canzoni che compongono The Wild Hunt scorrono piacevolmente
veloci e a sostenerle è la chitarra acustica - a volte affiancata dal banjo -
fino alla sorpresa di Kids on the Run dove
Matsson abbandona le sei corde per i tasti di un pianoforte, ne esce una ballata
non proprio memorabile che sa un po' di Springsteen.
The Tallest Man
on Earth non sembra avere una svolta elettrica nel suo futuro: questo folk scarnificato
pare calzargli a pennello, The Wild Hunt è senza dubbio un passo avanti rispetto
al pur valido Shallow Grave, perché a parte l'incerto episodio di chiusura, la
scrittura è ispirata lungo l'intero album - anche se forse manca un pezzo come
la Walk the Line che tre anni fa fece di Matsson una sensazione nel tamtam di
internet - il miglioramento del lavoro chitarristico è invece netto ed è esaltato
senz'altro dalla buona registrazione effettuata dalla Dead Ocean. Nulla di nuovo
sotto il sole del folk, ma la figura del trovatore armato di chitarra raduna molti
estimatori e la marcata impronta dylaniana non è handicap ma biglietto da visita,
perciò The Tallest Man on Earth non deluderà chi preferisce l'onesto artigianato
all'originalità ad ogni costo. (Maurizio Di Marino)