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The
Slummers
Love of the Amateur
[Blue
Rose 2010]
Forse Antonio Gramentieri ancora non se ne rende conto, ma quello
che è successo in questo Love Of The Amateur potrebbe anche essere
qualcosa di epocale per noi italiani, anche se temo che saranno in pochi a saperlo.
Gli Slummers, nome che potrebbe dirvi nulla se non vi prendete la briga
di leggerne i componenti, sono infatti uno dei rarissimi casi in cui un italiano
produce e insegna a creare sound ad americani ben più facoltosi e famosi di lui.
Accade così che grazie a questo disco si riesca finalmente a far ben figurare
Dan Stuart, uomo che davvero sembrava diventato incapace di camminare con
le proprie gambe nella sua vita post-Green On Red. Neppure professionisti doc
o nomi altisonanti del rock come Al Perry o Steve Wynn erano riusciti infatti
a riportare il coriaceo Dan a percorrere radici e sperimentazione nello stesso
tempo (come accade qui nell'iniziale Rift Valley Evolutionary
Blues), a ritrovare le strascicate atmosfere di Scapegoats nella splendida
East Broadway, i riff alla This Time Around
in Bowery Boy (Gramentieri meets Prophet,
e il cerchio si chiude), i blues svaccati alla Too Much Fun di Who
Knows?, le trame acide e minacciose del primo Paisley Underground di
Bread And Water, e pure una ballatona finale
che ricorda tanto il Chuck Prophet moderno (Waiting For
You). Ma gli Slummers hanno anche un altro lato, sempre con
una metà italiana importante impersonata dalle preponderanti percussioni di Diego
Sapignoli, ma con in più la sorprendente performance di JD Foster, produttore
di serie A per i nostri lidi (suoi i suoni di Since di Richard Buckner, Post To
Wire e We Used To Think The Freeway Sounded Like A River dei Richmond Fontaine,
Garden Ruin dei Calexico, per dirne solo alcuni), voce soffice e paladino dell'aspetto
più smussato e melodico del disco in questa occasione. Dalle sue parti passano
infatti alcune ballate quasi da West Coast di un tempo (la dolce Finally...,
la countreggiante All About You, l'acustica
Ironbound, la jazzata Another
Manhattan), e sono questi i momenti forse più immediati dell'album,
a partire da quella Last One Out che mette
tutti tranquilli e rilassati dopo la partenza rauca e oscura affidata al vocione
sempre più ruvido di Dan Stuart. Love Of The Amateur finisce così per
avere i pregi e i difetti di tutti i progetti nati dall'unione di anime diverse,
dove l'amicizia e la voglia di suonare assieme potrebbe pericolosamente prevalere
sulla logica di arrivare ad un prodotto che abbia un senso compiuto, se Gramentieri
non avesse tenuto tutto dentro i confini ben precisi dettati dalla sua chitarra
(sei corde in cui passano Richards, Grissom, Ribot e tanti altri…). Lui e Sapignoli
sono tra i primi italiani che hanno davvero imparato a creare un suono lontano
dalla nostra cultura come quello del cosiddetto "roots" americano, e non solo
ad inseguirlo come una chimera. Per gli americani questo sarà magari solo un ennesimo
buon disco della loro storia, per noi è una grande e sudata prima piccola conquista.
(Nicola Gervasini) www.myspace.com/theslummers
www.bluerose-records.com
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