inserito 17/05/2010

The Sadies
Darker Circles
[
Yep Roc/ Audioglobe  2010
]



Per buona parte della critica americana giunti all'apice della loro ispirazione con il precedente New Seasons, i Sadies confermano il team artistico vincente con Gary Louris (Jayhawks) in cabina di regia, cercando di bissare il colpo grazie a Darker Circles. Ci riescono e fanno di meglio: se infatti il citato New Seasons era per chi vi scrive un disco in verità confuso e poco centrato, comunque allineato ad una discreta medietà che aveva spesso colpito la band canadese dei fratelli Travis e Dalls Good nelle sue produzioni di studio, il nuovo capitolo imbocca la strada elettrica che fu dello splendido doppio dal vivo (con ospiti e amici annessi) In Concert, a tutt'oggi l'unico album che riuscisse a catturare l'essenza funanbolica di questa country rock band dall'anima garage. Darker Circles, nella sua concezione più noir e umorale, esalta una band ora decisamente orientata al rock'n'roll, conducendo le influenze dei Sadies nella direzione di un sound livido, scalpitante, in definitiva il ritratto più fedele offerto sino ad oggi dei loro live show, là dove gli svolazzi surf e country&western delle chitarre di casa Good esprimevano al meglio la fantasia e il fuoco incendiario della loro tecnica.

Il disco migliore del vasto catalogo (più di dieci anni di carriera, una ormai considerevole discografia per Bloodshot e Yep Roc) e senza dubbio uno dei must del 2010 in fatto di alternative country e reminiscenze sixties: si allineano perfettamente tutte le stelle dei Good brothers tra le spirali di Another Year Again, country rock "spaziale" alla Byrds (amore mai abbandonto e vero e proprio punto di riferimento stilitico) con un lavoro impeccabile alle voci e una accelerazione di ritmo in pura veste rock'n'roll nella coda finale. È l'apertura più degna che Dark Places potesse offrire, sospinto da un suono come sempre grondante di riverberi, fra irresistibili intrecci di chitarra e piccole epifanie che svelano l'amore incondizionato dei Sadies per la tradizione. Sanno essere però dei revivalisti intelligenti, tanto da non scadere soltanto nel puro gesto didascalico: alla eco psichedelica di Cut Corners e di una furiosa Another day Again, contraltare veloce e garage della prima traccia, corrispondono la nostalgia Americana di Tell Her What I Said e Whispering Circles (il suono che Neko Case ha spesso sfruttato nei suoi dischi, chiamando i Sadies come backing band), o ancora il nero pece di una Choosing to Fly che avanza fra la boscaglia dei monti Appalachi resuscitando gli spettri della varie Pretty Polly e di tutte le murder ballads della tradizione.

L'andazzo si sarà intuito è quello di un lavoro dalle tonalità increspate e ombrose (con un omaggio accorato al leader dei Gun Club in Violet and Jeffrey Lee), anche se lo zampino di Louris e le stesse radici dei quattro Sadies coltivano ancora un amore smisurato per l'età dell'oro del country rock (o forse dovremmo dire meglio per le strade di Bakersfield, con un Buck Owens riletto via Byrds nella vispa Postcards) e per quegli strumentali che di tanto in tanto sollevano un vento caldo e sabbioso dal deserto dell'Arizona, salutando - manco fossero i Quicksilver di Happy Trails alle prese con Ennio Morricone - sull'epica western di 10 More Songs. Grande disco.
(Fabio Cerbone)

www.thesadies.net
www.myspace.com/thesadies



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