inserito 30/08/2010

Mark Olson
Many Colored Kite
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Rykodisc 2010
]



Spirito fragile e libero che sembra uscire da un tempo in cui parole, poesia e folk music avevano una sola direzione sulla quale incamminarsi, Mark Olson non esce dal suo piccolo mondo, dalle sue scarmigliate melodie acustiche che appaiono sempre così gracili, sincere, anche a costo di presentarsi, oggi più che mai, in una veste dimessa. Many Colored Kite poteva a tutti gli effetti scompaginare le carte di una carriera che anche nel nostalgico diversivo con Gary Louris (l'interessante, ma in parte sprecato incontro di Ready for the Flood) era parsa ancorata ad alcune granitiche certezze, ad una forma di ballata folk che nel suo crogiolarsi fra malinconia, intimismo e echi di tiepida bellezza sixties non usciva mai dal tracciato che Olson si era imposto dopo il rompete le righe con i Jayhawks. Questa storia non cambierà di una virgola neppure con il nuovo corso, rappresentato da un album che non possiede certo l'inquietudine di Salvation Blues, ad oggi il suo lavoro più personale e intenso, ma ne segue il tracciato musicale con qualche raro sconfinamento negli arrangiamenti, forse leggeremente più eccentrici a causa della presenza di Beau Raymond (Devendra banhart tra i progetti curati) in cabina di regia.

Di fatto, valicato lo scintillio folk rock di Little Bird of Freedom, che apre le danze con un brio quasi degno degli anni giovanili, Many Colored Kite si muove su un terreno di introspezione che ha reso Mark Olson un solitario e pregevole cantore dell'animo umano, oggi accresciuto da un afflato spirituale più insistente. Il contorno tuttavia è lo stesso e se il citato Salvation Blues possedeva la forza delle opere aristiche un po' "tragiche" e tormentate (l'uscita dalla lunga, commovente storia d'amore con Victoria Williams), collezione di canzoni nata per esorcizzare il dolore, Many Colored Kite è soltanto un normale raccolto di brani che dal tono confessionale di Morining Dove, dalla coralità della stessa title track (al disco prestano la voce come ospiti Vashti Bunyan e Jolie Holland), dall'ennesimo brillare folk elettrificato in Bluebell Song, tende strada facendo a chiudersi in una serie di certezze che sono anche il volto di un autore forse un po' più affaticato del previsto.

In sé niente affatto inopportuni, gli archi che cullano e gonfiano di armonia Beehive, Kingsnake e la più melodiosa Your Life Beside Us (c'è l'amico italiano Michele Gazich a curarne i tenui intrecci), o ancora le dolci percussioni che attraversano una delicata No Time to Live Without Her e il pizzicare quasi pop di Wind & Rain, sono nell'insieme soluzioni pregevoli che nascondono però canzoni un poco precarie, a lungo andare monotone in quel ostinato recinto di fragili emozioni che accompagna il canto di Olson. Il disco ne risente e vorremmo a momenti riavere il ragazzo innamorato del country ascoltato di recente nella ristampa dell'omonimo Jayhawks, o per lo meno lo stravagante e un po' hippie cantore alla guida della nutrita combriccola degli Original Harmony Ridge Creek Dippers.
(Fabio Cerbone)

www.myspace.com/markolsonmusic
www.rykodisc.com



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