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Willie
Nelson
Country Music
[Decca/
Rounder 2010]
Per una leggenda vivente del country qual è, a tutti gli effetti, l'arzillo
decano Willie Nelson (settantasette splendidi anni compiuti da poco: auguri
e complimenti), intitolare un disco Country Music corrisponde a
una precisa scelta di campo. Ad alcuni sembrerà una tautologia bella e buona,
ma considerato l'ampio ventaglio di generi attraversato dal nostro nell'ultima
fase di una carriera che lo ha visto passare dal reggae di Countryman (2005) al
jazz di Two Men With The Blues ('08, con Wynton Marsalis), dal western-swing di
Willie And The Wheel ('09, con gli Asleep At The Wheel) al pellegrinaggio tra
Johnny Mercer e Broadway del capolavoro American Classic ('09), direi invece che
l'intestazione del nuovo lavoro corrisponde al sinonimo di un "riportando tutto
a casa", a uno di quei momenti di introspezione e ritorno alle radici che un artista
così longevo non può, di tanto in tanto, non concedersi. "Musica country", dunque,
la musica country dei Merle Travis (Dark As A Dungeon)
e dei Doc Watson (Freight Train Boogie), il
country dei traditionals delle montagne e quello che si intrufola dentro il folk
e dentro il blues, il country di Ray Price (You Done
Me Wrong) e - perché no? - il proprio (Man
With The Blues), e non è poi un gran peccato di superbia per uno che
incide album dal lontano 1962. A confezionare il tutto non poteva esserci
produttore più azzeccato di T-Bone Burnett, il cui nome sarà anche un po'
inflazionato e il cui stile sarà anche diventato un marchio di fabbrica che corre
il rischio di sovrastare le caratteristiche dei suoi numerosi assistiti, ma se
c'è da ricamare un omaggio essenziale, secco, atmosferico ed evocativo alla gloria
del suono rootsy made in Usa teme ancora ben pochi confronti (quasi nessuno, in
verità). T-Bone ha in pratica rimesso in piedi una fetta del gruppo di cui si
era avvalso per registrare Raising Sand ('07), la celebrata collaborazione tra
Alison Krauss e Robert Plant, e li ha collocati al fianco di alcuni tra i più
stimati professionisti del settore: se a nessuno salterebbe per la testa di mettere
in dubbio l'efficacia della chitarra di Buddy Miller, del mandolino di
Ronnie McCoury (figlio del grande Del), del contrabbasso di Dennis Crouch, del
banjo di Riley Baugus o delle armonizzazioni di Jim Lauderdale, è altresì
indubbio che le meraviglie del loro interplay hanno trovato in Burnett un fluidificatore
di classe impareggiabile. Solo una formazione simile avrebbe potuto
donare nuovo smalto e nuovo calore a classici del country mille volte già sentiti,
trasformare Dark As A Dungeon in una maestosa ballata western, scarnificare in
ruvido folk-blues la movimentata Gotta Walk Alone (Bob
Willis & His Texas Playboys), rileggere la House Of Gold
di Hank Williams attraverso un trattamento a base di gospel e bluegrass, asciugare
I Am A Pilgrim in uno stendardo di malinconia,
portare a spasso l'honky-tonk di Seaman's Blues
(Ernie Tubb) nelle praterie polverose del blues texano. In mezzo a tutto questo
ben di dio, l'inevitabile matchwinner è ancora una volta lui, Willie Nelson, talmente
garbato, ironico, elegante e naturale da trascendere il tempo stesso (provateci
voi, ad affibbiare una data a quest'album), chiamandosene fuori e reinventandolo
a piacimento. Uno spettacolo. (Gianfranco Callieri) www.willienelson.com
www.rounderinternational.com
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