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Grinderman
Grinderman 2
[Mute 2010]
 
La scimmia onanista del primo disco è stata divorata da un lupo, che ora
si aggira minaccioso in una stanza da bagno. Segno che il dopolavoro si è trasformato
in una cosa seria, pericolosa addirittura? No. Nick Cave è sempre stato
capace di guardare a se stesso con occhio ironico, semmai sono gli altri a prenderlo
troppo sul serio. Il primo travestimento, tre anni fa, non aveva scompaginato
le carte più di tanto - in fondo era evidente la natura di divertissement - ma
aveva infettato in modo imprevisto la creatura principale: quando Cave e i suoi
sodali hanno indossato di nuovo le divise dei Bad Seeds ne è uscito un disco,
Dig,
Lazarus, Dig, zeppo di grandi canzoni ma a cui alcuni - peggio per
loro - non hanno perdonato la patina glam, il contorno in parte ludico (a cominciare
da quel look con baffi da pornoattore vintage). Per il secondo capitolo della
saga dell'arrotino il capocomico fa indossare ai suoi guitti maschere più cattive,
e sposta il gioco un po' più in là, ai confini del disturbo (tutti quegli effetti,
rumori, distorsioni, frustate sonore che straziano le canzoni...) ma fermandosi
un passo prima che diventi troppo serio. I brani girano più o meno tutti
intorno al tema del sesso e del desiderio (confermando l'ossessione da crisi di
mezz'età), e si crogiolano in una struttura primitivamente blues, dilatata dalla
voglia di giocare e improvvisare dei quattro complici, sempre gli stessi: Martyn
Casey e Jim Scavonus a far quadrare il tempo, Warren Hellis nella parte
di gran maestro del rumore, e Nick Launay a fare la guardia. I quali sembrano
meno una garage band e più dei lucidi violentatori psichedelici: gli Amon Duul
che fanno un provino per Howlin Wolf. Si comincia con lo sferzare di Mickey
Mouse and the Goodbye Man (anello di congiunzione con il disco precedente)
e si chiude con i loop e le chitarre registrate al contrario di Bellringer
Blues, passando per l'orgia fuzzy di Worm
Tamer, il gospel sepolto dal noise di Heathen
Child (ne esiste anche una versione remix con un lungo solo di chitarra
di Robert Fripp!), le percussioni, gli archi e la coda stoner di When
My Baby Comes, la violenza sguaiata di Evil,
il blues jonspenceriano di Kitchenette e la
parentesi pop fuori luogo (ma in realtà li dov'è ci sta un gran bene) di Palaces
of Montezuma. Il tono biblico è sempre dietro l'angolo ma,
invece che blaterare di colpa e redenzione, ora Cave invoca semplicemente l'appagamento
dei sensi. Non cerca nemmeno la narrazione, ma la complicità: si rivolge direttamente
alla sua donna, che di volta in volta è amante, sorella, idolo pagano o casalinga
frustrata da sedurre. Noi siamo chiamati ad assistere voyeuristicamente allo spettacolo
di lascivia, frastornati dallo stridore delle chitarre, dal pulsare del basso,
dal battere dei tamburi. Vediamo intanto sfilare creature di Walt Disney, l'abominevole
uomo delle nevi e il mostro di Lochness, Oprah Winfrey e Marilyn Monroe, Miles
Davis e Steve McQueen, tutte incolpevoli comparse di racconti - o semplici fantasie
- di ossessione, incesto e stupro. Non preoccupatevi, però: non c'è vera violenza,
le ferite non sanguinano. E' salsa di pomodoro. Ma lo show diverte, e non poco.
Prendete i popcorn e alzate il volume. (Yuri Susanna) www.grinderman.com
www.myspace.com/justincurrie
Grinderman
'Heathen Child' from Trim
Editing on Vimeo
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