Johnny
Flynn
Been Listening
[Tansgressive
Records 2010]
Un ritmo incalzante, fiati a perdere e un gioioso ritmo caraibico: bastano
i primi secondi di Kentucky Pill per capire
che Johnny Flynn non ha nessuna intenzione di proporci un A
Larum parte seconda. Lui da due anni è uno dei nomi più citati quando
si descrive la nuova e feconda scena indie-folk britannica, quella che ha fatto
sì che i Mumford & Sons e Laura Marling divenissero acclamati e riconosciuti un
po' ovunque, e il suo esordio del 2008 aveva sfruttato il potere del passaparola
web, tanto che il suo disco era poi stato pubblicato e distribuito da una major
(la Vertigo). Been Listening esce invece per una piccola label,
e a detta di Johnny non è tanto per le scarse vendite, quanto perché la Vertigo
premeva perché il secondo disco ricalcasse l'incedere folk un po' sbilenco del
primo. Johnny invece da buon vero freak-folker ha voluto piena libertà, per cui
via in cerca di padroni meno dispotici e spazio sì alle sue folk-ballad moderne
che l'hanno reso popolare tra gli appassionati (Lost
And Found va in quella direzione), ma largo soprattutto ad un disco
sovrarrangiato e particolarmente ritmato (Churlish May),
con ballatone quasi mainstream nella loro "normalità" (la notevole Been
Listening).
In ogni caso quello che risulta subito evidente
è la frenesia con cui Johnny tende a coprire tutti gli spazi, infarcendo di violini
l'interessante Bernacled Warship, ma scivolando
nel déjà vu tomwaitsiano quando ammanta Sweet William
Pt. 2 di banjo caracollanti, violini da vaudeville e fiati quasi mariachi.
C'è posto ovviamente per l'amica Laura Marling, ma il duetto di The
Water, che viaggia quasi dalle parti del folk di Billy Bragg, rappresenta
uno dei momenti meno coinvolgenti del disco. Ma Flynn a questo punto esagera,
perché con Howl si passa ad un improbabile
e sconclusionato blues elettrico, e l'album non si riprende nemmeno con la successiva
Agnes, troppo indecisa se essere acustica,
o elettrica (o semplicemente una canzone che non decollerebbe in ogni caso), e
con la pianistica quanto faticosa Amazon Love.
E si finisce con una intrigante The Prizefighter and
the Heiress che lascia davvero l'amaro in bocca, perché dopo un inizio
scoppiettante che prometteva chissà quali fuochi d'artificio, Flynn si è perso
in troppe idee, dimenticando che per fare i grandi dischi è necessario innanzitutto
scrivere grandi canzoni, o, in mancanza di quelle, potrebbe bastare un sound definito
che qui manca completamente.
Sarà forse che Been Listening sembra quasi
un disco di una band piuttosto che di un folk singer solista, sarà che la seconda
opera la sbagliano quasi tutti, ma dall'altra parte del mare su questi terreni
si aggira gente come Josh Ritter, e non è certo con queste canzoni che si può
guadagnare il suo prestigio. Ai miei tempi c'erano gli esami a settembre per chi
aveva qualche carenza ma non meritava certo la bocciatura, forse Flynn un paio
di prove dovrebbe sostenerle ancora prima di far parte della schiera dei grandi.
(Nicola Gervasini)