inserito 07/07/2010

Erland and the Carnival
Erland and the Carnival
[Full Time Hobby
 2010
]



Tra le più singolari deviazioni di percorso nella rinascita del folk inglese di questi tempi è da annoverare questa creatura dal nome bizzarro: Erland and the Carnival nascono attorno alla figura di Erland Cooper, musicista originario delle isole Orcadi, e rubano una parte della denominazione da una oscura e tragica figura di folksinger, Jackson C Frank. È infatti la sua My Name is Carnival, spendida divagazione in territori garage sixties colmi di riverberi, uno dei cardini intorno ai quali ruota questo omonimo balletto, un po' freak e circense, il quale annovera tradizionali rivisitati e nuove composizioni amalgamate quasi costituissero una nuova saga del folk rock in veste psichedelica. Con il contributo essenziale del chitarrista Simon Tong (ex Verve, in seguito parte del progetto The Good, the Bad & the Queen) e della batteria di David Nock (nel suo currisulum una partecipazione alla creatura The Fireman con Paul McCartney) Erland and the Carnival imbandiscono una tavolozza ricca di citazioni, senza tuttavia sconfinare nel revival fine a se stesso, casomai offrendo nuova linfa al racconto folk mediando fra passato e presente, fra le ancestrali storie che Erland deve avere in parte mutuato dalla sua terra isolata e affascinante nel mare del Nord, e una più prosaica curiosità verso il mondo stravagante che ci circonda.

Da questo gioco di specchi germogliano canzoni con un fascino tutto particolare: la marcia irresistibile di The Derby Ram ad esempio, simbolo di un disco dove l'aplomb british dei musicisti trova un punto di contatto fra antico e moderno, spostando il baricentro delle radici folk verso qualcosa di più misterioso e volendo persino assurdamente pop. Sussiste infatti una sottile vena melodica che sottende a molte di queste canzoni, scovando autentiche esplosioni di colori in Trouble In Mind, irresistibile brano con la stoffa di un singolo killer, perso in un mare di minacciose ballate, che dal traditional Love Is A Killing Thing in apertura si infrangono sui flutti di un mare in tempesta con Tramps and Hawkers e Disturbed This Morning, trasposizione in musica di una poesia firmata da Leonard Cohen.

Quel carattere freak e un poco surreale che caratterizza la musica di Erland and the Carnival, un pastiche sonoro che mette insieme i Pentagle con i Doors e gli Electric Prunes (la sintesi nelle spirali di Gentle Gwen), misconosciute frange del garage rock alla Nuggets e pennallate di sixties pop con riverberi degni di una colonna sonora spaghetti western, ricorda da lontano alcune manie tipiche dei Camper Van Beethoven, nonostante l'intera seconda parte dell'album acquisti una esuberanza assai prossima al carattere inglese della band (i coretti di The Sweeter The Girl (The Harder I Fall), addirittura una vena dark in One Morning Fair). Uno degli esordi più interessanti dell'anno, non solo nel ristretto campo del new folk, capace di spingersi oltre il genere con piccole rivelazioni che potrebbero ulteriormente germogliare.
(Fabio Cerbone)

www.erlandandthecarnival.com
www.myspace.com/carnival



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