inserito 01/03/2010

Johnny Cash
American VI: Ain't No Grave
[
Lost Highway/ Universal
2010]



La coda finale degli American Recordings di Johnny Cash e Rick Rubin rastrella canzoni rimaste in un angolo nel corso degli ultimi anni del "man in black". Nessun sorpresa sulla formula, che è quella minimalista e scarnissima che abbiamo conosciuto negli altri cinque capitoli degli American Recordings e quindi nemmeno attorno ai musicisti coinvolti (da Mike Campbell, Smokey Hormel, Johnny Polonsky e Matt Sweeney alle chitarre alle note profonde del pianoforte di Benmont Tench). Le novità possono essere viste nella partecipazione degli Avett Brothers nella bella e simbolica interpretazione di Ain't No Grave (Gonna Hold This Body Down) o nell'ultima canzone composta da Johnny Cash (I Corinthians, 15:55), ma per il resto siamo nell'ordine di idee degli altri American Recordings. Nell'osmosi tra Johnny Cash e Rick Rubin va cercata la logica stringente che lega le dieci canzoni. Pur appartenendo a momenti differenti dell'epopea degli American Recordings e anche arrivando da un'eterogenea squadra di songwriter e interpreti (da Sheryl Crow a Kris Kristofferson, da Tom Paxton a Elvis), le canzoni sono collegate da lunghi fili di legami, ricordi, idee, tradizioni. A volte invisibili e complessi come i temi condivisi da Redemption Day e Last Night I Had The Strangest Dream, due visioni differenti e distanti nel tempo e nello spazio che però immaginano, come voleva il poeta Josip Osti che la guerra fosse "un ricordo del passato".

In altri casi le associazioni che rendono American VI solido almeno quanto gli altri capitoli sono più immediate e evidenti e bastano il richiamo ad un altro "fuorilegge", Krist Kristofferson, con For The Good Times o l'immancabile ritorno alle radici con Cool Water, già nel repertorio dei Sons of the Pioneers. Gli estremi, l'inizio e la fine, raccontano poi un addio scritto in due lingue diverse: l'epica Ain't No Grave è incardinata al saluto di Aloha Oe che, senza esitazioni, rimanda all'inizio, non tanto dell'ultima tappa degli American Recordings, quanto di tutta la storia di Johnny Cash. E' il richiamo della foresta di Elvis, di quanto tutto è cominciato e il filo di voce sofferente di Johnny Cash ci ricorda che adesso l'America ha un fantasma in più. Piccole note di libero consumo: American VI: Ain't No Grave dura poco più di mezz'ora ed è disponibile anche in una "limited edition" in digipack che, confezione a parte, è uguale al formato standard. Giusto per la cronaca, perché qui l'involucro è del tutto relativo. E' quello che c'è dentro, la "satisfied mind" di Johnny Cash, a raccontare una storia destinata a restare per sempre. Toccante.
(Marco Denti)

Ther ain't no grave/ can hold my body down: quel corpo segnato dalla sofferenza non sarà che un fardello di cui liberarsi, lo ripete con ossessione Johnny Cash ed è in quel grumo incrollabile di fede che i suoi ultimi giorni di vita e di registrazioni sono proseguiti nella consapevolezza del dolore e della perdita, ma con la serenità di un uomo che ha visto oltre la strada. June è morta da pochi mesi, Johnny la raggiungerà in fretta e questo sesto (e forse ultimo, anche perché quello che andava detto è stato detto) capitolo ne simboleggia minuziosamente l'afflato spirituale, la consapevolezza di avere vissuto e visto abbastanza per trovare finalmente la pace. Che vi sia o meno un briciolo di fede in chi lo ascolta, è tuttavia innegabile come la forza di questo uomo riesca a trascinare tutti indistintamente nella sua dimensione fatta di misteri e religiosità. C'è una spinta interiore in American VI che visibilmente mancava nell'episodio precedente, persino la voce di Cash appare più robusta (per quello che poteva essere una voce segnata irrimediabilmente dal male fisico e dell'anima), pronta all'ultima sfida. Questo disco è la cronaca nuda e cruda di un passaggio: dal buio angusto di quello studio ad Henderson, Tennessee, verso l'amata June e la vita oltre la morte…Oh roll my ship over the waves of your sea/ let me find a safe port now and then (I Conrinthians 15:55).
(Fabio Cerbone)

www.johnnycash.com
www.losthighwayrecords.com



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