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Great
Lake Swimmers
Lost Channels
[Nettwerk
2009]
In apparenza nulla
cambia nel mondo di Tony Dekker, ma come più volte rivelato
nelle precedenti sortite della sua creatura artistica, aperta a più
collaborazioni, dei Great Lake Swimmers, la facciata un po' immobile
delle sue desolate, spettrali ballate è una sorta di atto di resistenza
nei confronti del chiasso della modernità, forse la dimostrazione
stessa del suo talento. Lost Channels non è in antitesi
dunque con il percorso fin qui sviluppatosi, seppure lo si possa persino
definire il disco più "movimentato" e ambizioso della
discografia della band canadese. Rispetto alla malinconia atavica degli
esordi, alla calma pacifica e acustica del recente passato, questo lavoro
compie qualche balzo nella direzione di un folk rock più acceso
ed elettrico, verso ballate che incrociano al largo il linguaggio alternative
country e la serenità di certo country rock di marca westcoastiana,
unendo in un ponte ideale Neil Young con Will Oldham e i Red House Painters
(sentite Everything Is Moving So Fast,
con Serena Ryder alla seconda voce, oppure le diafane
Concrete Heart e Stealing Tomorrow),
questi ultimi gli immancabili punti di riferimento stilistici che sempre
vanno imponendosi.
Tuttavia, oggi più che mai i Great Lake Swimmers sono un vero collettivo,
possiedono personalità e storia per staccarsi da qualsiasi raffronto:
Lost Channels non è forse il loro disco più "sofferto"
e ammaliante, ma senza dubbio è il più strutturato e accessibile,
ammantato da quella classicità che spesso si raggiunge soltanto
con l'età matura. La band lascia fluire tenere cantilene rootsy
quali Pulling on a Line, scintille
folk rock che esplodono nei consueti riverberi dati alle chitarre e alla
voce di Dekker, tra cui spiccano una Palmistry
dalle nuance quasi pop, una She Comes to Me in
Dreams che sparge qualche seme di flebile psichedelia country
californiana (la steel è nella mani dell'esperto Bob Egan,
già con Blue Rodeo e Wilco), scivolando infine su un dolcissimo
sentiero rurale che spolvera banjo e pruriti hillbilly in The
Chorus in the Underground (il violino appartiene a Erin Aurich)
e intona una litania acustica in Still,
evocativa come sa essere la migliore scuola folk, nata e concepita a stretto
contatto con l'elemento naturale (River's Edge
la più esplicita).
Proprio così, perchè una volta di più Tony Dekker
ha acciuffato le sue canzoni in luoghi appartati, magici e impensabili,
mettendo in luce i rapporti e i contrasti fra animo umano e natura: catturati
su nastro fra "old churches, community halls, abandoned grain silos
and rural locations" sparsi nella regione delle Thousand Islands
al confine fra Ontario, Canada e stato di New York, USA, i Great Lake
Swimmers hanno rinnovato quella tradizione di illuminare una musica dal
carattere spirituale, fuori del tempo perchè ancorata in qualche
modo al ciclo della vita e dei paesaggi.
(Fabio Cerbone)
www.greatlakeswimmers.com
www.myspace.com/greatlakeswimmers
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