Pensi al Canada, pensi ad una band con un suono chitarristico, venature
pop e molti legami con la forma della ballata roots e inevitabilemente
vai a scomodare i Blue Rodeo. Adesso poi che la band di Greg Keelor e
Jim Cuddy è tornata in gran spolvero con il recente doppio lavoro The
Things We Left Behind sarà difficile per i concorrenti sorprenderli sullo
stesso terreno. Dico questo perché gli Sleepy Driver, quintetto
di connazionali all'esordio discografico, li ricordano non poco, per lo
meno come attitudine, visto che la qualità delle canzoni è per esperienza
e maturità decisamente inferiore. Steady Now è ad ogni modo
un debutto assai godibile per chi è in cerca di una rock band che suoni
"tradizionale" senza sbilanciarsi eccessivamente sul versante country
o Americana che dir si voglia. Peter Hicks è il songwriter di riferimento
all'interno del gruppo: aveva diverse canzoni nel cassetto che non riuscivano
a trovare il suono adatto per essere incise. Un po' per caso, un po' per
conoscenze, mette insieme gli Sleepy Driver contando sui contributi essenziali
di Ethan Young-Lai (chitarre, mandolino, banjo) e John Heinstein (piano,
organo).
La presenza di questi ultimi mi pare che caratterizzi chiaramente il roots
rock della band canadese: melodico, molto accessibile, se volete vicino
anche ad un certo gusto da college radio, ma dotato di quella malinconia
e quel peso lirico che soltanto alcune realtà del settore alternative
country hanno dimostrato di possedere. Canzoni che parlano di errori e
cadute, delle conseguenze pagate sulla propria pelle, ma con quella rabbia
elettrica che le fa decollare dalla prevedibile ricetta "provinciale".
Si parte con il piede giusto: Like a Weapon
è un ballata brillante seguita dall'ancora più convincente country rock
di Drowning in My Dreams, chiudendo
l'ideale trittico passando attraverso le tonalità scure ed epiche di When
the Lights Come On, tutte indirizzate sulla strada mostrata
proprio dai Blue Rodeo.
Il paragone è più che accettabile anche per via di una certa varietà di
influenze e umori muiscali che gli Sleepy Driver sono desiderosi di consegnarci:
non è detto però che gli riesca tutto alla perfezione, se è vero che i
brani più duri ed elettrici della parte centrale (Lazy
Eye, Get Right with Lord,
quest'ultima forse più adatta ai Gov't Mule) o certi scivoloni pop rock
(Architects,
Scars) sembrano non appartenere alle corde della band. Saranno
anche eclettici, ma la voce di Peter Hicks emerge solamente quando si
ritorna all'ovile del rock delle radici: il sound nostalgico di North
dakota e della dolce Only Water,
l'avvolgente atmosfera folk di And the Gravedigger
Says…, pronta all'esplosione elettrica del finale, per chiudere
sulle note cristalline di Where You Are
(c'è anche la pedal steel dell'ospite Dave Palmer), ballata per chitarre
e piano che conferma la qualità della scuola canadese. Promettenti.
(Davide Albini)