Una scelta abbastanza tardiva la musica per Joshua Radin, maturata
dopo gli anni del college. Certo, l'upbringing non era stato privo di
good vibrations a permeare le pareti domestiche, quando i genitori facevano
ruotare sul giradischi il fior fiore dei cantautori del periodo, Paul
Simon, Cat Stevens e James Taylor su tutti, quel filone intimista che
tinteggiava i pomeriggi di Cleveland, Ohio, lasciando un segno permanente
sulla sensibilità in divenire del piccolo Joshua. Gli anni passano, finché
Radin non viene notato dall'attore Zach Braff, che decide di inserire
alcune composizioni nella medical sit com Scrubs, della quale è l'attore
protagonista. Nel 2006 è la volta del primo album, We Were Here, poi un
duet con la cantautrice Schuyler Fisk viene inserito nel film The Last
Kiss. Che dire, la musica di Joshua Radin è quanto di più semplice
e coinvolgente si possa immaginare. Chiamiamolo pop folk, soft rock sussurrato,
con rimandi forse un po' azzardati che spaziano da Jack Johnson a Jason
Mraz. L'importanza risiede nella semplice constatazione che le canzoni
sono solide e ben strutturate, figlie di un istinto melodico abbastanza
inusuale ai nostri giorni, mica tanto semplici da questo punto di vista.
Simple Times conferma le belle impressioni dell'album di
esordio, ampliandone anzi gli orizzonti. Prodotto da Rob Schnapf (Beck,
Elliott Smith) e suonato con mestiere, è uno di quei dischi che ti si
appiccicano addosso, reclamando a gran voce uno spazio tra le nebbie del
frastuono quotidiano, con i brani di una scaletta che strizza l'occhio
alle modulazioni di frequenza. Da ricordare che si tratta della prima
fatica della neonata Mom & Pop, etichetta indipendente che meglio non
poteva iniziare. Semplici i testi, che affrontano la vita di tutti i giorni
tra desideri e speranze, amori e amici che vanno e vengono nella consapevolezza
che il tempo passa e non va sprecato. L'incipit One
Of Those Days mantiene gli umori in sordina preannunciando
uno stile d'autore che si muove su chitarra acustica e sussurri, con un
bel tappeto sonoro che ammanta l'intero disco, dove spesso piano, archi
e Hammond si muovono con circospezione e grazia, senza rompere un equilibrio
decisamente affascinante. Ciò che accade con la successiva I'd
Rather Be With You è sinonimo di quello che la buona musica
da onde radio dovrebbe essere oggi, una perfetta pop song dotata di una
linea melodica assassina, con arpeggio iniziale che cede il passo a una
robusta ricamatura ritmica.
A seguire una manciata di soft ballads da antologia, dalla morbida Sky
alla maestria di Friend Like You,
con tocchi di piano soffusi e delicati, da Brand
New Day, bel gioco di chitarre e mandolino (Greg Leisz,
mica scherzi), fino alla suggestione degli archi che pervadono They
Bring Me To You, brano che ricorda un po' l'altro promettente
Joshua (James, per la precisione). In poco più di mezz'ora c'è tempo per
un uptempo rock delizioso, Vegetable Car,
che ci sbatte in faccia i sessanta più spensierati, per il funky di Free
Of Me e il bel duet con Patty Griffin, You
Got Growin' Up To Do. Chiudono la solare We
Are Ok e l'acustica No Envy, No Fear,
altri due tasselli di un mosaico che riluce in tutta la sua intensità
grazia e ispirazione di un artista che solo alcuni anni fa avrebbe probabilmente
scalato le classifiche di mezzo mondo. Per ora deve accontentarsi di quella
stilata da iTunes, ma tant'è, i tempi son cambiati. Per fortuna di dischi
così ce ne sono ancora. (David Nieri)