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Howard
Elliott Payne
Bright Light Ballads
[Move
City Records 2009]
Ogni tanto qualche rockstar britannica si prende il vezzo di travestirsi
da yankee e di regalarsi "l'album americano". Tumbleweed Connection di
Elton John, Muswell Hillbillies dei Kinks, Tupelo Honey di Van Morrison,
Rattle and Hum degli U2 o Give Out But Don't Give Up dei Primal Scream
sono i primi illustri esempi che vengono in mente. Ci si butta a capofitto
in tradizioni lontane dai fumi di Londra (o dalle verdi colline irlandesi),
e molto spesso il trucco funziona. Sarà questo ad aver dato la forza ad
Howard Eliott Payne di provarci fin dall'esordio solista, quasi
a voler mettere un marchio sulla propria vita artistica che lo allontani
fin da subito da Liverpool, la sua città natale. Lui nella patria dei
"fab four" era conosciuto semplicemente come Howie Payne ed era il leader
degli Stands, una brit-pop-band con due album all'attivo, 5 singoli giunti
in top 40 UK, e tour come spalla di Libertines, Oasis, Jet e "sua moddità"
Paul Weller. Bastano dunque le antiche frequentazioni per farvi capire
il taglio netto operato da questo ragazzo, che ha mollato il gruppo proprio
sul più bello per prendersi una lunga vacanza in Texas.
Da dove se ne è uscito con questo Bright Light Ballads,
poco più di mezz'oretta di brani profondamente "Made In Usa," registrati
con voluto gusto retrò su un rudimentale registratore a otto piste. E
così Payne conferma che il link Usa-Uk è sempre vivo, perché il risultato
è uno dei migliori dischi da vero hard-core troubadour sentito in questi
primi mesi del 2009. Complice anche il fatto che Howard abbia evitato
le trappole della megalomaniaca autoproduzione, affidando le sorti del
suo primo figlio artistico a Ethan Johns, mister "come-lo-produco-io-Ryan-Adams-non-lo
produce-nessuno", con i risultati perfetti che ci si aspetta da cotanto
nome in termini di piena credibilità del roots-sound. Payne però ci ha
messo del suo, scrivendo una serie di belle canzoni folk come Dangling
Threads o Until Morning,
piccoli gioiellini che probabilmente sarebbero stati in piedi anche in
uno scantinato di Liverpool. Inutile cercare nuovi spunti o particolare
personalità in questo prodotto: Bright Light Ballads è un disco di genere
fin dalle intenzioni e dai per nulla nascosti rimandi, che vanno dal Neil
Young acustico e sofferto echeggiato in You Can't
Hurt Me Anymore, ai Byrds di media età risentiti nella melodia
di Underneath The Sun Rising.
Il vero modello resta però Ryan Adams, pesantemente presente nei meandri
di ballate come Summer Has Passed
o Walk By My Side, brani che bisognerebbe
risentire senza l'ingombrante presenza di Ethan Johns per capire fin dove
sono davvero farina del suo sacco. Intanto godiamoci un disco fresco,
due brani strepitosi come Come Down Easy
e I Just Want To Spend Some Time With You,
e la classe dimostrata nel finale tutto old-time-folk di Lay
Down Your Tune For Me. Sono esattamente quelle perle di saggezza
da rock delle radici che cerchiamo instancabilmente nei tanti cd che passano
in questi paraggi.
(Nicola Gervasini)
www.myspace.com/howardeliottpayne
www.myspace.com/thestands
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