The
Maldives
Listen to the Thunder
[Mt.
Fuji records
2009]
Seattle non è esattamente l'ideale città della country music, ma
provate a chiederlo agli assidui frequentatori del Tractor tavern di Ballard,
sobborgo cittadino dove è situato il locale, per alcuni una sorta di Mecca
dell'alternative country cittadino. È qui che The Maldives hanno
iniziato a spargere la voce: hippies e hillbillies al tempo stesso in
quelle foto che li ritraggono sul palco, così come all'interno del loro
nuovo lavoro, Listen to the Thinder. Barbe lunghe, camice
a quadri, una numerosa comitiva alla Rolling Thunder Revue (e il tuono
torna a farsi sentire) dove intrecciare campagna e città, echi di West
Coast, spleen nostalgico degno di un Neil Young d'annata mentre chitarre,
steel e banjo imboccano la strada per il nulla americano, fra il deserto
del Southwest e i boschi degli Appalachi. The Maldives, se non lo avete
ancora intuito, sono la rivelazione alt-country di questa stagione agli
sgoccioli, un ricco esemble, nove elementi, che tratteggia un rock delle
radici epico e trascinante, naturalmente malinconico e inquieto nella
ballate, interminabile nelle sue impennate rock e in brani che si dilatano
e attraggono verso la dimensione dal vivo della band, da più parti descritta
come la reale fotografia dei Maldives.
Il gruppo si coagula intorno alle solite vecchie, buone idee: un songwriter
della Virginia, Jason Dodson, che si trasferisce sulla costa ovest,
cerca un chitarrista e lo trova in Jesse Bonn, ha visioni confuse sulla
direzione da imprimere alla sua musica, fino a quando l'esperienza e le
amicizie non affinano il gusto e accrescono le collaborazioni. Prendono
forma sul finire del 2004 le canzoni di Jason Dodson e un anno dopo trovano
spazio in un omonimo esordio, già finito nel dimenticatoio del "fuori
catalogo", che in qualche modo la stessa band disconosce. Era più
una prova d'orchestra, anche perchè tutto ruotava intorno alla personalità
di Dodson: oggi invece, dopo un ep la scorsa estate per la locale Mt.
Fuji records, The Maldives raccimolano stimoli e suggestioni in Listen
to the Thunder, allargando ad un muro di tre chitarre (ci sono anche quelle
di Tim Gadbois) il fremito elettrico del loro country rock dai rilfessi
desertici. Il violino di Seth Warren e il banjo di Kevin Barrans
sono l'anima rurale del gruppo, completato dall'immancabile pedal steel
(Chris Zasche) che ha il compito di evocare un'appartenenza sonora.
Di fatto però il songwriting di Jason Dodson, voce straziata e tenera
al tempo stesso, si espone in prima persona: è elegiaco, passionale, parla
all'ascoltatore senza filtri, fra versi disarmanti e frasi smozzate e
insicure, trovando una chiave di lettura sia nei dolcissimi walzer di
Cold November, Say
Nothing e Do You Still,
sia nell'esuberanza di Tequila Sunday
(spuntano anche i fiati) e negli orizzonti magniloquenti di Goodbye.
Il richiamo è quello di certe cantilene alla Magolia Electric Co, giusto
per tracciare un percorso di appartenenza, ma con una predilezione per
cavalcate selvagge, nel debordante tormento rock alla Crazy Horse in Blood
Relations o ancora nella sconfinata, dilagante (sono oltre
dieci minuti) preghiera di Walk Away,
che dalle delicatezze folk si apre alla maestosità elettrica della coda
finale, come solo i My Morning Jacket più ispirati sarebbero in grado
di imbastire. Non mettono a soqquadro i canoni del genere, tutt'altro,
The Maldives sono semmai una "comune" alternative country che
guarda all'anima antica di questa musica e seduce inserendo immaginazione
e paesaggi tipici nel genere, facendolo risorgere una volta di più quale
araba fenice nel galoppo solenne di Time Is Right
Now, marcetta roots che si trasforma in un vento di passioni
elettriche, dentro un'iconografia tipicamente "settantesca" con la struggente
The New One, fino a sbarcare fra la
quiete acustica di Going Home, quasi
prevedibile sbocco di un viaggio fra sabbia e polvere, tradizione e sentimento.
Piccola grande band che chiede un posto al sole fra i traghettatori di
uno stile sempre sul punto di estinguersi, eppure capace di darsi un nuovo
slancio. (Fabio Cerbone)