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Tom
Gillam & Tractor Pull
Play Loud...Dig Deep
[Blue
Rose 2009]
Tornato direttamente dall'inferno, dopo una serie di infarti che ne
avevano seriamente minato la salute e di conseguenza la carriera, Tom
Gillam dimostra di essersi perfettamente ristabilito in questo spumeggiante
e roccioso live intitolato Play Loud...Dig Deep, spalla
a spalla con i suoi Tractor Pull. Registrato fra il 2007 e 2008, "somehere
in America" come recita il sottotitolo, si tratta della testimonianza
del lungo e fortunato tour che ha fatto seguito alla pubblicazione di
Never
Look Back, quarto e più recente lavoro di studio, il
primo per la Blue Rose a raggiungere il pubblico europeo. Avevo in realtà
potuto apprezzare le gesta di questo onestissimo rocker della Pennsylvania
già con il precedente Shake my Hand, disco del 2005 che metteva
in evidenza un ottimo artigiano del roots rock e che gli era valso addirittura
qualche paragone importante con John Hiatt.
Play Loud...Dig Deep, che tra l'altro nella sua scaletta saccheggia in
lungo e in largo proprio i due album poc'anzi citati, lo avvicina piuttosto
alla grande epopea del southern rock, dilatando spesso le canzoni in interminabili
jam (dieci i brani, ma sfioriamo i settanta minuti) che non possono non
richiamare quello stile: dai dodici minuti e mezzo di una infuocata e
bluesata Shake My Hand, in cui si
evidenzaino anche le qualità vocali di Gillam come performer ai
dieci e passa di uno strano medley fra un vecchio classico dei Monkees
(The Girl I Knew Somewhere di Mike
Nemsith) che sfuma in una trascinante coda finale dove la slide dello
stesso Tom Gillam duella con l'ottimo sparring partner Craig Simon.
I Tractor Pull sono completati da un terzo chitarrista, Joe Carrol (che
si occupa più che altro di acustica e mandolino), da Tim MacMaster
al basso e David Latimer ai tamburi. Insieme mettono in piedi uno show
di tutto rispetto, un sound robusto (la stonesiana Devil
in My Heart, piccante al punto giusto) ma mai dozzinale, che
dalle scudisciate che la band ci riserva con l'iniziale Outisde
the Lines (sembrano i Georgia Satellites, tanto per citare
un altro riferimento) passa a polversose ballad come Rainbow
Girl e Dallas, quest'ultima
tra le punte di diamante del live, con una lunga intro e relativa improvvisazione
finale ed un impasto di chitarre che sta fra i Crazy Horse e l'Allman
Brothers, fatti i dovuti distinguo si intende.
Per sancire l'appartenenza di Gilllam a tutto quel mondo sotterraneo che
chiamiamo Americana, Play Loud...Dig Deep prevede anche momenti più
tradizionali, tra cui gli aromi country di Stand
by You, anche se la specialità di casa, si sarà
capito presumo, sono gli svolazzi della bandiera musicale confederata
e le slide guitar, che infatti tornano trionfali nel finale di Diamonds
(In the Rough), altra dimostrazione del grande cuore rock che
pervade i Tractor Pull e il loro condottiero Tom Gillam: la sua musica
suonerà per qualcuno anche troppo derivativa, ma possiede un'anima
e sapete quanto conti un simile dettaglio da queste parti.
(Davide Albini)
www.tomgillam.com
www.myspace.com/tomgillamstractorpull
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