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Eels
Hombre Lobo
[Coop Music/ Self 2009]
Sono passati tredici anni da Beautiful Freak - primo disco degli Eels
- ma l'uomo che da allora si cela dietro questo marchio sembra più che
mai sé stesso: continua a firmarsi E e a scrivere canzoni di solitudine
disperata ma venata d'ironia, vena compendiata magistralmente dal titolo
di quel brillante disco d'esordio e di cui anche questa settima fatica
di E offre esempi notevoli, come l'attacco di All
the Beautiful Things: "Every day I wake up and wonder why
I'm alone when I know I'm a lovely guy." Hombre Lobo,
sottotitolo "12 Songs of Desire" rappresenta il ritorno di Mark
Oliver Everett al formato album dopo quattro anni riccchi d'attività -
tra progetti collaterali, colonne sonore ecc. - che avevano fatto presagire
che l'esperienza Eels fosse esausta e invece questa primavera ci ha fatto
incontrare l'uomo lupo.
L'hombre del titolo è lontano da Thomas Hobbes e tutt'al più siamo prossimi
a un caso di licantropia come quando in Ordinary
Men Everett canta "I'm here on my own I'd rather be alone
then try to be someone that I'm not" brano di chiusura che ci ricorda
come spesso E dimentichi l'ironia per scadere nell'autocommiserazione.
Hombre Lobo si apre con un bell'esemplare di classic rock dove tra ululati
e chitarre Mark Everett dichiara "I'm a prizefighter", che suona male
o peggio banale tradotto con "Sono un pugile professionista" perché va
smarrita l'essenza del prizefighter: la caparbietà, l'orgoglio, e il coraggio
di stare alle regole di un gioco duro qual è la boxe, qual è la vita,
una durezza riflessa nell'ideale del pugile che non molla il centro del
ring, che stringe i denti quando è alle corde e che mai getta la spugna.
Un ritratto che mi pare adeguato al nostro E, il quale tra disastri di
carriera - sono lontani anni luce i tempi in cui era presenza fissa su
MTV - e personali - la scomparsa in poche settimane di madre e sorella
che fu al centro undici anni fa del capolavoro Electro-Shock Blues - ne
ha presi davvero tanti di colpi da knock-out ma - e Hombre Lobo
ne è la suonante conferma - ha mantenuto integra la sua personalità musicale.
Una musicalità fedele ai canoni di blues, pop e rock d'antan accompagnati
da una produzione scarna e il tutto filtrato dai personalissimi testi
di Everett, che in questo ultimo lavoro discografico eccellono non solo
nella citata Prizefighter ma anche
in Beginner's Luck - puro Holland-Dozier-Holland
- mentre Ordinary Man e The Look you Gave That
Guy confermano che la ballata è il momento migliore del suo
songwriting; qualche perplessità la suscitano invece le incursioni più
hard come Tremendous Dynamite e
What's a Fella Gotta Do che variegano il quadro ma senza arricchirlo.
Si tratta comunque di peccati veniali perché Hombre Lobo è disco cui si
ritorna volentieri: certo non è una pietra miliare, e nemmeno il miglior
lavoro a firma Eels, ma contiene una manciata di canzoni che i nostri
iPod e lettori CD ospiteranno a lungo.
(Maurizio di Marino)
www.eelstheband.com
www.myspace.com/eels
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