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Dinosaur
Jr.
Farm
[Jagjaguwar 2009]
La manopola del gain dell'amplificatore è virata al massimo, se possibile
oltre il dieci, il feedback si espande per lo studio, la voce di J
Mascis mormora qualcosa di incomprensibile mentre Murph e Lou
accelerano fino allo spasmo la ritmica: bentornati vecchi "Dinosauri".
Eravate apparsi venticinque anni fa con l'idea di spazzare un po' di ruggine
rock sotto i tappeti e di inventarvi una nuova via d'uscita alla furia
hardcore punk di quel tempo; siete ormai diventati voi stessi un classico,
di quelli che si possono permettere una reunion e tornare come se niente
fosse ai fasti del passato. La differenza, lo avevamo intuito già nel
trionfo di Beyond,
è che qui nulla suona parossistico o peggio ridicolo, perché i Dinosaur
Jr. della seconda età sono una rock'n'roll band che è letteralmente
nata una seconda volta, non tenendo conto della storia precedente o facendo
finta di niente.
Solo così si può spiegare la freschezza di una insospettabile amicizia
musicale e di una carriera che prosegue senza colpo ferire in Farm,
cambio di etichetta con la Jagjuguwar, ma nella sostanza sorta di secondo
capitolo o di "dove eravamo rimasti" all'indomani del citato Beyond. Manca
evidentemente l'effetto travolgente di quella inattesa ricomparsa, e forse
mancano anche una punta di rabbia e qualche canzone memorabile, le stesse
che rendevano quel disco uno schiaffo alla flebile forma rock delle ultime
generazioni. Farm ha piuttosto qualcosa da condividere con i Dinosaur
Jr. della "dipartita", quelli di Where You Been e Green Mind e di un J
Mascic solo al comando: la band è ancora e sempre nelle sue mani - e la
registrazione con John Agnello negli studi casalinghi Bisquiteen
di Amherst, Massachusetts lo dimostra - in quel solismo esasperato che
non rinuncia agli otto minuti di younghiana memoria in Said
the People, agli altrettanti convulsi riff di I
Don't Wanna Go there, al pop in salsa acida di Over
It, alla inquieta e svogliata cadenza di una Plans
che è già un piccolo classico.
Chissà, è probabilmente per tale motivo che Farm si mostra come il frutto
di una sua proiezione artistica e assai meno quale opera di gruppo: Lou
Barlow lascia un segno tangibile in Your
Weather (ottima peraltro) e nella conclusiva Imagination
Blind, ma sono scampoli di un autore che preferisce restare
protetto nell'ombra, riparato e al sicuro grazie alla straripante vena
di J Mascis. Il quale ovviamente rifà il verso a se stesso e non può non
apparire a tratti un abile rimestatore (Ocean
in the Way, There's No Here,
una See You che abbiamo già sentito
mille volte…), eppure capace ancora di farsi travolgere dal "wall of sound"
di chitarre e Marshall che gira nella sua testa (I
Want You to Know), persino di inventarsi una improbabile "visione
rock" fra i Dinosaur jr e i Rolling Stones in Friends.
Non è un prodigio Farm, non ce n'era nemmeno bisogno, è soltanto un'altra
bella dimostrazione di come questa band sia ancora necessaria e per nulla
sconfitta dalla storia e dagli anni che passano.
(Fabio Cerbone)
www.dinosaurjr.com
www.jagjaguwar.com
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