inserito 25/11/2009

Boister
Some Moths Drink The Tears of Elephants
[Boister  
2009
]



Strana creatura quella dei Boister, collettivo musicale di Baltimora dietro cui si cela l'autrice e vocalist Anne Watts: teatrali, poetici, surreali, con un titolo al loro settimo disco, Some Moths Drink The Tears of Elephants, che la dice lunga sulle caratteristiche di una band fuori dagli schemi, in grado di mescolare insieme suggestioni da cabaret, canzone mittleuropea e francese (nel loro curriculum un tributo allo chansonnier Jacques Brel), folk americano e rock d'avanguardia in una sorta di misterioso carrozzone che qualcuno ha giā definito un mix fra Kurt Veil, Lounge Lizards e Bob Dylan. Aldilā delle iperboli i Boister si inventano una raccolta di ballate (e qualche strumentale di raccordo) che tiene insieme arte e musica attraverso una visione cinematografica del mondo. Non a caso si sono cimentati nel loro percorso con performance dal vivo in cui accompagnavano la proiezione di lungometraggi del grande Buster Keaton, e ancora hanno affiancato installazioni e mostre di artisti contemporanei partecipando a seminari in universitā e gallerie.

Insomma, ce n'č davvero abbastanza per definirli un'invenzione sui generis, guarda caso coinvolti in questo Some Moths Drink The Tears of Elephants dalla produzione di Jim Dickinson, una delle ultime apparizioni dello scomparso musicista del Mississippi, nel suo studio personale Zebra Ranch a Coldwater. Strano connubio quello dei Boister con il vecchio marpione Dickinson, peraltro spesso coinvolto dalla sua eccentrica figura in progetti apparentemente cosė lontani dalle sue radici blues e country. L'elemento tradizionale in realtā non č rimosso in questi quattordici episodi, che a tratti lambiscono una matrice blues e jazzy un po'deviata, ricordando (nella voce della stessa Watts) il soul depresso di Cat Power oppure (nell'uso di trombone e clarinetto) l'oscuritā sinuosa dei Morphine (innegabile il richiamo in Stone). Alla prima impressione appartengono Limes, Some Moths, una docile Thank You, momenti in cui la voce un poco indolente di Anne Watts sottolinea gli enigmi (anche delle liriche) insiti nella musica dei Boister.

Completati dalle chitarre e banjo di Curt Heavey, ma sospinti in gran parte dalla presenza di fiati, accordion e pianoforte (gli ultimi due nelle mani della stessa Watts), si concedono volentieri al varietā folkloristico di Song of Eight Elephants, al circo vagamente waitsiano (periodo Swordfishtombones) dello strumentale Bubble Up the Melodies, alla lascivia di una Nantes cantata direttamente in francese, giocando insomma a carte scoperte con le loro passioni. Queste ultime includono anche una certa spigolositā dei suoni (Dance in the Cellars), una inquietudine (Old House) che tuttavia non si fa mai troppo esasperata, nonostante sia evidente come Some Moths Drink The Tears of Elephants appartenga di diritto alla categoria degli strani oggetti discografici.
(Fabio Cerbone)

www.boister.net
www.myspace.com/annewattsandboister



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