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Barzin
Notes To An Absent Lover
[Monotreme/Goodfellas 2009]
Arriviamo ad occuparci di Barzin per la prima volta in queste pagine
a distanza di sei anni dal suo disco di esordio, ma mai come in questo
caso attendere il momento buono è stata saggia decisione. Barzin Hosseini
è un canadese di origine iraniana, dedito ad un folk elegantemente soffuso,
intimo, non necessariamente sempre depresso o struggente, semplicemente
rarefatto. Prima di arrivare a questo Notes To An Absent Lover aveva
già prodotto due album e due ep, mantenendo sempre intatta la sua monolitica
struttura stilistica slow-core, ma qui il ragazzo sembra proprio cominciare
a fare le cose sul serio in fatto di crescita e maturazione. Nello sterile
esercizio di trovare riferimenti per farvi capire di che stiamo parlando
sembra impossibile non tirare in ballo tra i tanti i Mojave 3, Mark Kozelek,
ma più di tutti forse Mark Eitzel e i suoi American Music Club (per Stayed
Too Long In This Place forse Mark potrebbe anche chiedere qualche
diritto). Riporta a lui infatti l'uso che Barzin fa della voce, tenuta
sempre su toni caldi, spesso quasi jazzati, l'insistenza sull'utilizzo
delle spazzole della batteria, e l'inserimento di un caldo pianoforte.
Ma se fino ad oggi Barzin restava fenomeno da passaparola indipendente,
l'apertura melodica dimostrata da queste nove canzoni comincia ad assumere
una statura più importante. Ascoltare ad esempio la splendida Look
What Love Has Turned Us Into, episodio atipico nell'album,
sostenuto da un battito più deciso e sviluppato come una semplice e gustosa
pop-song, traccia persino "radio-friendly" potremmo arrivare a dire, se
solo esistesse ancora una radio interessata a proporre questi suoni. Il
piglio più cantautoriale è confermato anche dalle perfette melodie costruite
per brani come la Words Tangled In Blue,
dylaniata non solo nel titolo, così come l'inno ad una donna idealizzata
e di per sé inesistente in Queen Jane
(altro titolo dylanesco…un caso?) o i malinconici rimpianti di Soft
Summer Girls. L'amante assente del titolo non è altro che una
donna della mente, impalpabile, eterea in quanto semplicemente immaginaria,
e questo porterebbe il senso di soffocamento indotto dalla tristezza e
solitudine di queste canzoni a livelli insostenibili se Barzin non avesse
trovato un perfetto equilibrio tra suoni (tanto piano, ma anche moltissima
pedal-steel guitar a giocare il ruolo di tappeto melodico), una orecchiabilità
che non passa certo inosservata (When It Falls
Apart la fischietti anche dopo pochi ascolti) e una certa furbizia
che non guasta nel coprire i momenti di stanca con molto mestiere.
L'album è breve e lascia sempre quella piccola sensazione che manchi ancora
qualcosa, che a volte Barzin si piaccia ancora troppo (Lost
poteva trovare uno sviluppo più articolato) e si accontenti del suo innegabile
forte impatto emotivo, ma se avete amato The Swell Season di Glen Hansard
& Marketa Irglova, allora non perdetevi questo Notes To An Absent
Lover: in un vinile d'altri tempi ne sarebbe stato il perfetto
lato B.
(Nicola Gervasini)
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