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Paul
Weller
22 Dreams
[Island
2008]
Paul Weller compie mezzo secolo e decide di farsi un bel regalo:
un viaggio di un'ora e passa dentro mezzo secolo di rock. Ringraziamolo,
perché il Modfather non si tiene tutto per sé, ma rende partecipi della
festa anche ammiratori e fan che, nell'occasione, potrebbero persino crescere
di numero. Negli ultimi tempi l'ex leader di Jam e Style Council ci aveva
abituato a una serie di prove se non proprio opache, quantomeno poco ispirate
(As Is Now, Hit Parade). In occasione dei suoi cinquant'anni (li ha compiuti
il 28 maggio scorsi), invece, si getta alle spalle ogni remora o scrupolo
e suona finalmente la musica che ama di più: quel mix di soul bianco,
rock, errebì, brit rock e psichedelia che sono stati il suo marchio di
fabbrica negli anni di maggior fulgore. Ventidue sogni sotto forma di
21 canzoni e un breve racconto dal titolo The Missing Dream di
Simon Armitage.
Un piccolo tributo a se stessi dall'iniziale Light
Night alla conclusiva Night Lights;
ballata acustica che è Paul Weller al cento per cento la prima, festosa
e chiassosa chiusura di puro pop psichedelico inglese la seconda. Nel
mezzo c'è spazio per il soul impastato con l'asfalto della title track
(che rinverdisce i fasti di A Town Called Malice di Jammiana memoria)
e per il soul sopraffino di Empty Ring
e Cold Moments; ma anche per la psichedelia
di Song For Alice (dedicata alla vedova
di John Coltrane, da poco scomparsa) e il pop sporco di
Push it Along o quello tipicamente inglese e scintillante di
Echoes Around The Sun e
Sea Spray. Certo, in un'ora e quasi dieci minuti di musica
c'è anche qualche passo falso, e ci mancherebbe altro. Convince poco,
ad esempio, God che pure vede alla
voce recitante l'ex Stone Roses Aziz Ibrahim, così come non lasciano
il segno 111 e A
Dream Reprise. Ma sono solo episodi sporadici, accenni di nuvole
in un orizzonte celeste e sereno come quello disegnato dal gioiello Black
River, in cui Paul si fa affiancare dall'ex chitarrista dei
Blur Graham Coxon in una colorata e sghemba scorribanda sonora.
La comparsata di Coxon non è la sola degna di nota di un disco dove ci
mettono le mani anche un genio come Robert Wyatt (Songs for Alice),
due devoti del credo welleriano: gli Oasis Noel Gallagher e Gem
Archer (Echoes Around the Sun), oltre
al già citato Ibrahim. Tutti convenuti alla festa di compleanno di Paul
Weller, tutti pronti a mettersi al suo servizio. Anche se alla fine dei
conti gli episodi migliori del disco restano quelli in cui Paul Weller
fa tutto da solo. Come l'assoluto capolavoro Invisibile:
ballata per piano e voce da mettere i brividi e che dal primo ascolto
appare già destinata ad accompagnarti per il resto della vita. In definitiva
un album tanto ricco quanto ambizioso, in cui dopo tanti anni Paul Weller
torna a mettere il suo genio a disposizione della musica e non solo del
suo ego.
Non che il Modfather sia uno cui non piaccia debordare talvolta, ma il
bello di questi 21 sogni sonori è proprio la loro intrinseca semplicità
musicale, la stessa che da ormai un trentennio accompagna di Paul Weller
nei suoi momenti migliori.
(Francesco Meucci)
www.paulweller.com
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