|
Weinland
La Lamentor
[Badman recordings 2008]
E' sempre utile, anche se in apparenza un po' forzato, accertarsi della
provenienza di una band sconosciuta, perchè solitamente i luoghi
non sono mai una nota a margine nell'evoluzione della musica. Prendete
Portland, Oregon, una sorta di piccola mecca del rock indipendente americano,
una comunità molto aperta ed una scena musicale da anni vivacissima,
che riflette il carattere di una delle città più progressiste
degli Stati Uniti. I Weinland di Adam Shearer non crescono dunque
per caso dentro questo ambiente, perchè le prime furtive note di
God Here I Come raccontano un intero
mondo, un gioco di atmosfere e rimandi che hanno in bocca il sapore di
un folk rock adamantino, dolcemente adagiato sullo spleen esistenziale
di un Neil Young (a tratti pare di sentire qualche outtake di After the
Goldrush) o se volete riferimenti più vicini all'oggi di un Elliott
Smith particolarmente innamorato della country music.
C'era da aspettarselo vista la scuderia di cui fanno parte, la Badman
recordings, che annovera fra le sue fila Mark Kozelek, Hayden, Dakota
Suite e altri campioni di quello che parte della critica americana ama
definire sadcore, nient'altro che folk music aggiornata secondo
la sesibilità di menestrelli cresciuti ai tempi nostri. La
Lamentor segue di tre anni l'esordio Demersville, pubblicato sotto
lo pseudonimo di John Weinland, oggi accorciato non soltanto per fare
economia, rispecchiando magari il suono dimesso della band, ma forse anche
per evidenziare il carattere più comunitario di queste canzoni.
Frutto dunque di un lavoro di equipe con il tuttofare Aaron "Rantz"
Pomerantz (dobro, mandolino, pedal steel, accordion, lap steel), Paul
Christensen (piano e tastiere), Rory Brown (basso) e Ian Lyles (batteria),
il songwriting di Adam Shearer trova la sua esatta dimensione fra
le pieghe di una musica sussurrata, un folk spartano si ma infarcito di
piccoli essenziali dettagli, corde acustiche pizzicate, vaghi sentori
roots e molta eleganza pop che sfiora con un dito la polvere depositata
su Sick as a Gun e Devil
in me, partenza che potrebbe persino farli passare per un'altra,
l'ennesima scoperta alternative country.
Per fortuna non è affatto così, se è vero che La
Lamentor si rende strada facendo più accorato e chiuso in se stesso,
forse memore delle esperienze personali di Shearer, uno che ha lavorato
nel campo delle malattie mentali. Curse of the
Sea appare già accodarsi ad una filosofia indie-folk
più marcata, che trova il suo sbocco naturale nelle successive
For Land, For Love, For Time e Desiree.
Il rischio tuttavia è sempre quello di compiacersi un po' troppo
dentro questa malinconia atavica (With You Without
You ad esempio), ma va detto che il ruolo spesso non secondario
di piano e organo rende alcune soluzioni dei Weinland assai intriganti
(una palese digressione pop e sognante in All
to Yourself) pur nella loro estrema semplicità.
(Fabio Cerbone)
www.johnweinland.com
www.badmanrecordingco.com
|