inserito 25/07/2008

Weinland
La Lamentor
[Badman recordings
 2008
]



E' sempre utile, anche se in apparenza un po' forzato, accertarsi della provenienza di una band sconosciuta, perchè solitamente i luoghi non sono mai una nota a margine nell'evoluzione della musica. Prendete Portland, Oregon, una sorta di piccola mecca del rock indipendente americano, una comunità molto aperta ed una scena musicale da anni vivacissima, che riflette il carattere di una delle città più progressiste degli Stati Uniti. I Weinland di Adam Shearer non crescono dunque per caso dentro questo ambiente, perchè le prime furtive note di God Here I Come raccontano un intero mondo, un gioco di atmosfere e rimandi che hanno in bocca il sapore di un folk rock adamantino, dolcemente adagiato sullo spleen esistenziale di un Neil Young (a tratti pare di sentire qualche outtake di After the Goldrush) o se volete riferimenti più vicini all'oggi di un Elliott Smith particolarmente innamorato della country music.

C'era da aspettarselo vista la scuderia di cui fanno parte, la Badman recordings, che annovera fra le sue fila Mark Kozelek, Hayden, Dakota Suite e altri campioni di quello che parte della critica americana ama definire sadcore, nient'altro che folk music aggiornata secondo la sesibilità di menestrelli cresciuti ai tempi nostri. La Lamentor segue di tre anni l'esordio Demersville, pubblicato sotto lo pseudonimo di John Weinland, oggi accorciato non soltanto per fare economia, rispecchiando magari il suono dimesso della band, ma forse anche per evidenziare il carattere più comunitario di queste canzoni. Frutto dunque di un lavoro di equipe con il tuttofare Aaron "Rantz" Pomerantz (dobro, mandolino, pedal steel, accordion, lap steel), Paul Christensen (piano e tastiere), Rory Brown (basso) e Ian Lyles (batteria), il songwriting di Adam Shearer trova la sua esatta dimensione fra le pieghe di una musica sussurrata, un folk spartano si ma infarcito di piccoli essenziali dettagli, corde acustiche pizzicate, vaghi sentori roots e molta eleganza pop che sfiora con un dito la polvere depositata su Sick as a Gun e Devil in me, partenza che potrebbe persino farli passare per un'altra, l'ennesima scoperta alternative country.

Per fortuna non è affatto così, se è vero che La Lamentor si rende strada facendo più accorato e chiuso in se stesso, forse memore delle esperienze personali di Shearer, uno che ha lavorato nel campo delle malattie mentali. Curse of the Sea appare già accodarsi ad una filosofia indie-folk più marcata, che trova il suo sbocco naturale nelle successive For Land, For Love, For Time e Desiree. Il rischio tuttavia è sempre quello di compiacersi un po' troppo dentro questa malinconia atavica (With You Without You ad esempio), ma va detto che il ruolo spesso non secondario di piano e organo rende alcune soluzioni dei Weinland assai intriganti (una palese digressione pop e sognante in All to Yourself) pur nella loro estrema semplicità.
(Fabio Cerbone)

www.johnweinland.com
www.badmanrecordingco.com


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