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JJ
Grey & Mofro
Orange Blossoms
[Alligator
2008]
Il dado l'aveva tratto con l'ottimo Country
Ghetto dell'anno scorso, ma la marcia di JJ Grey trova
in Orange Blossom un'altra decisiva milestone. Un viaggio
nato con due dischi intitolati ad un unico ensamble (Blackwater e Lochloosa,
usciti a nome Mofro), ma proseguito con quel singolo nome messo prima
di quello del gruppo, quasi a voler diventare protagonista indiscusso,
nonostante Orange Blossom tradisca la persistenza di una vera e propria
band. E il trip, che agli esordi era nato dal mondo delle jam-bands e
della nuova psichedelica americana, riparte da dove si era fermato con
il disco precedente, dal sud, dalle paludi della Florida e dal riff alla
Fogerty della title-track che apre il disco. Gli sviluppi però abbandonano
la campagna e il mondo dei bianchi che ascoltano musica nera, per buttarsi
direttamente nel ghetto, quello vero stavolta, quello di città.
Queste dodici canzoni trasudano funky e soul dai pori di una sezione fiati
imponente, onnipresente e persino sovrastante, o dalle tastiere sempre
più rivolte al soul del meraviglioso Adam Scone, e nella stessa
voce di Grey, usata sempre più su tonalità basse. Sono brani che cercano
il ritmo urbano attraverso il secco e preciso drumming di Anthony Cole,
sia quando si gira sui ritmi vertiginosi di Ybor
City, sia quando ci si butta nei deliziosi uptown-soul She
Don't Know e The Truth.
Il gioco dei rimandi e delle citazioni potrebbe continuare all'infinito
in un disco del genere, ma quella dei JJ Grey & Mofro non è una semplice
derivazione, né tanto meno una mera imitazione, ma una ricerca che approda
ad un risultato che è solo loro, e porta un marchio di fabbrica riconoscibilissimo.
Questo è il primo grande obiettivo raggiunto da Orange Blossom, un cd
che cementa su sfondo nero la definitiva maturazione di un nome che può
essere a questo punto citato come uno dei capostipiti di una nuova rifondazione
del soul-rock bianco, nobile tradizione che non trovava una band così
rappresentativa dai tempi della Average White Band o dei Rare Earth.
I ragazzi hanno evidentemente consumato vinili di black-music anni '70
in dosi massicce per pensare di poter proporre nel 2008 il jookhouse funk
di On Fire, di lasciarsi andare alle
improvvisazioni alla Parliament di Move It On,
o di cullarci con il front-porch-soul finale di I
Believe (In Everything). O ancor più pescando Everything
Good Is Bad, un brano dei 100 Proof (Aged in Soul), un trio
che visse solo lo spazio di tre misconosciuti album, scoperti alla fine
degli anni '60 dal fiuto marketing del team di produttori Holland-Dozier-Holland.
Rispetto a Country Ghetto, Grey si è concentrato meno sulla scrittura
e più sugli sviluppi stilistici, se è vero che qui tutto sa un po' di
calcomania del mondo Stax e Motown in chiave southern, ma nonostante una
indiscutibile sudditanza di ispirazione, Orange Blossom porta
nelle nostre case la perfezione di un suono che non vorremmo mai perdere.
(Nicola Gervasini)
www.myspace.com/mofroband
www.alligatorrecords.com
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