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The
Low Anthem
Oh My God, Charlie Darwin
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The Low Anthem 2008]
Freschi di una nomination come Best New Act ai Boston Music Awards,
The Low Anthem sono un trio di Providence, Rhode Island, che giunto
al terzo disco non abbandoma la filosofia autarchica e lo-fi abbracciata
sin dal loro esordio nel 2006. In tre anni scarsi si sono dati da fare
arricchendo il loro curriculum non solo discograficamente, passando nel
2007 per l'apprezzato When the Crow Brings fino al qui presente
Oh My God, Charlie Darwin, ma condividendo un'intensa attività
dal vivo, aprendo i tour di Richard Thompson ed Elvis Perkins fra gli
altri, fino alle recenti date decembrine di supporto a Rachel Yamagata.
Di loro si è occupato con parole lusinghiere il magazine americano Paste,
che ha dedicato uno spazio al folk rock stralunato e combattutto di Ben
Knox Miller, Jeffrey Prystowsky e Jocie Adams. Il primo
è un docile folksinger di New York che maneggia una vecchia Gibson acustica
e un banjo, il secondo un bassista di formazione jazz proveniente dal
New Jersey, mentre il ruolo femminile di Jocie si divide fra un'educazione
classica e la capacità di inglobare nel sound dei Low Anthem clarinetti,
corni francesi e arpe.
L'esito è curioso, ma lontano dalla soprendente immagine che ne è stata
data dalla stampa specializzata: con un'anima folk/Americana e una testa
indie-rock la formula del gruppo non si distanzia da quelle ricerca d'atmosfera
che spesso condiziona proposte simili, dando risalto all'ambiente e meno
alla sostanza delle canzoni. Capita così di trovarsi di primo acchito
fra le leggiadrie acustiche e il falsetto di Charlie
Darwin o nella delicata vaporosità di To
Ohio, brani evanescenti che ricordano vagamente gli Eels in
veste tradizionalista, salvo essere investiti all'improvviso dalla rabbia
folk di The Horizon is a Beltway e
Home I'll Never Be, quest'ultima
cover di un brano di Tom Waits (la trovate su Orphans), a sua volta adattamento
di un testo firmato da Jack Keruac. L'inversione di rotta è considerevole,
entrando nei ranghi di un trio invasato dell'old time music più stracciona
e da strada.
Ticket Taker e To
the Ghosts Who Write History Books hanno dunque il compito
di ristabilire l'equilibrio, tornando sui passi iniziali: a conti fatti
sono gli episodi in cui la sensibilità "indie" della band ha il sopravvento,
rovistando in un suono rarefatto che conservi la matrice folk ma guardi
al presente. L'operazione riesce in termini di arrangiamento e produzione,
difficile dire però se i sussurri di (Don't)
Tremble o il gracchiare elettrico di Champion
Angel reggano non tanto per la qualità del songwriting quanto
per il lavoro produttivo svolto insieme a Jesse Lauter. Manca insomma
un po' di peso specifico a queste canzoni, nonostante il battito in odore
gospel di Oh My God, Charlie Darwin
e quello quasi spiritual di Cage The Song Bird
siano dimostrazioni di un non comune talento compositivo.
(Fabio Cerbone)
www.lowanthem.com
www.myspace.com/lowanthem
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