inserito 01/12/2008

Joshua James
The Sun is Always Brighter
[
Intelligent Noise Records
2008]



Che il rumore sia talvolta intelligente ormai è noto, il nome di questa etichetta sta qui a dimostrarcelo. Joshua James non è l'ennesimo songwriter che ha deciso di svegliarsi nella provincia americana per dare fiato alle sue pulsazioni con tre accordi di chitarra e tanta grinta, quella che non manca ai testimoni di un genere, o almeno alla maggior parte. È qualcosa di più. Nelle sue canzoni si respira una dote non comune che oggi stenta a riecheggiare tra un arpeggio e l'altro, le sue ballate malinconiche si fondono tra ricuciture poetiche e segnali di vita vissuta, fonte di un'ispirazione genuina e istantanea. D'istinto mi vengono in mente il primo Josh Rouse, Joe Purdy, qualcosa di Luke Brindley, ma anche divagazioni in stile Steve Forbert versione evergreen boy. Ma i soliti paragoni sono solo buttati lì e rischiano di fuorviare, il giovane cantautore ha solo ventiquattro anni e una penna adulta e sensibile, una voce sussurrata, profonda e intensa che sintonizza il cuore sui canali dell'emozione, quella immediata e senza fronzoli.

Perché James, nativo di Lincoln, Nebraska, mescola le sue emozioni con un sound acustico e minimale, riducendo all'osso la strumentazione, abbandonando le linee melodiche alla luce del sole, a stemperare i pensieri, scanditi da rintocchi autunnali e una grazia quasi irreale. Tra i musicisti coinvolti in questo disco di esordio (a parte alcuni EP sparsi sul percorso) spicca il nome di Phil Parlapiano, già al fianco di John Prine, che rammenda con l'accordion e il piano le tristi note che spesso fuoriescono da questi piccoli ritagli di vita quotidiana, imbevuta di incertezza e solitudine. Produce Shannon Edgar, colui che lo ha scoperto ascoltando alcuni demo sparsi su internet senza lasciarselo scappare, e le ragioni si possono facilmente intuire.

Un disco di ballate, come abbiamo detto, che inizia con l'incedere trascinante di The New Love Song, un'alternativa alla banalità delle canzoni d'amore standardizzate nel solito cliché che tracima grigiore e piattezza, con un accompagnamento di piano niente male, seguita da Soul & The Sea, una ballata eterea addolcita da un tenue accordion. Grande canzone Geese, con un refrain da sogno, sospeso nel vento, suggestivo e melodicamente perfetto, così come la breve FM Radio, che parla della perdita prematura e tragica di un genitore, per passare alla splendida Today, con un piano in evidenza, magistrale nella costruzione, adatta in queste mattinate dicembrine, terse come l'immagine che dipinge con vividi colori. Alla droga e alle sostanze stupefacenti sono dedicate Lord, Devil & Him e Tell My Pa mentre Dangerous disegna i tormenti della solitudine e la favolistica Abbie Martin si sdoppia tra una fisarmonica e il piano. Our Brother's Blood è un altro sussulto dedicato alla guerra in Iraq, mentre Commodore chiude il disco con gli occhi di un bambino che guarda il mondo attraverso la lente di una delle più terribili manifestazioni di violenza del secolo scorso, una chitarra e tanto cuore.

È un disco bellissimo, se il suo autore non seguirà le pericolose correnti di una possibile fama di bello e dannato potrà regalarci grandi cose, quelle che dopo un esordio del genere è lecito aspettarsi.
(David Nieri)

www.joshuajames.tv
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