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Joshua
James
The Sun is Always Brighter
[Intelligent
Noise Records 2008]
Che il rumore sia talvolta intelligente ormai è noto, il nome di questa
etichetta sta qui a dimostrarcelo. Joshua James non è l'ennesimo
songwriter che ha deciso di svegliarsi nella provincia americana per dare
fiato alle sue pulsazioni con tre accordi di chitarra e tanta grinta,
quella che non manca ai testimoni di un genere, o almeno alla maggior
parte. È qualcosa di più. Nelle sue canzoni si respira una dote non comune
che oggi stenta a riecheggiare tra un arpeggio e l'altro, le sue ballate
malinconiche si fondono tra ricuciture poetiche e segnali di vita vissuta,
fonte di un'ispirazione genuina e istantanea. D'istinto mi vengono in
mente il primo Josh Rouse, Joe Purdy, qualcosa di Luke Brindley, ma anche
divagazioni in stile Steve Forbert versione evergreen boy. Ma i
soliti paragoni sono solo buttati lì e rischiano di fuorviare, il giovane
cantautore ha solo ventiquattro anni e una penna adulta e sensibile, una
voce sussurrata, profonda e intensa che sintonizza il cuore sui canali
dell'emozione, quella immediata e senza fronzoli.
Perché James, nativo di Lincoln, Nebraska, mescola le sue emozioni con
un sound acustico e minimale, riducendo all'osso la strumentazione, abbandonando
le linee melodiche alla luce del sole, a stemperare i pensieri, scanditi
da rintocchi autunnali e una grazia quasi irreale. Tra i musicisti coinvolti
in questo disco di esordio (a parte alcuni EP sparsi sul percorso) spicca
il nome di Phil Parlapiano, già al fianco di John Prine, che rammenda
con l'accordion e il piano le tristi note che spesso fuoriescono da questi
piccoli ritagli di vita quotidiana, imbevuta di incertezza e solitudine.
Produce Shannon Edgar, colui che lo ha scoperto ascoltando alcuni
demo sparsi su internet senza lasciarselo scappare, e le ragioni si possono
facilmente intuire.
Un disco di ballate, come abbiamo detto, che inizia con l'incedere trascinante
di The New Love Song, un'alternativa
alla banalità delle canzoni d'amore standardizzate nel solito cliché che
tracima grigiore e piattezza, con un accompagnamento di piano niente male,
seguita da Soul & The Sea, una ballata
eterea addolcita da un tenue accordion. Grande canzone Geese,
con un refrain da sogno, sospeso nel vento, suggestivo e melodicamente
perfetto, così come la breve FM Radio,
che parla della perdita prematura e tragica di un genitore, per passare
alla splendida Today, con un piano
in evidenza, magistrale nella costruzione, adatta in queste mattinate
dicembrine, terse come l'immagine che dipinge con vividi colori. Alla
droga e alle sostanze stupefacenti sono dedicate Lord,
Devil & Him e Tell My Pa mentre
Dangerous disegna i tormenti della solitudine e la favolistica
Abbie Martin si sdoppia tra una fisarmonica
e il piano. Our Brother's Blood è
un altro sussulto dedicato alla guerra in Iraq, mentre Commodore
chiude il disco con gli occhi di un bambino che guarda il mondo attraverso
la lente di una delle più terribili manifestazioni di violenza del secolo
scorso, una chitarra e tanto cuore.
È un disco bellissimo, se il suo autore non seguirà le pericolose correnti
di una possibile fama di bello e dannato potrà regalarci grandi cose,
quelle che dopo un esordio del genere è lecito aspettarsi.
(David Nieri)
www.joshuajames.tv
www.myspace.com/joshuajamesmusic
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