inserito 01/12/2008

The Gaslight Anthem
The '59 Sound
[
Side One Dummy
2008]



La puntina si appoggia lentamente sul vinile, quattro battute prima dell'esplosione: Great Expectations da inizio alla corsa folle dei Gaslight Anthem nella notte del New Jersey. E' un escamotage nemmeno così insolito: il gracchiare di un vecchio lp serve però a mettere subito le cose in chiaro, questi quattro ragazzi di New Brunswick appartengono ad un mondo del rock'n'roll in via di estinzione, fra immaginari che prevedono sabati notte in fuga e strade infuocate, con i dischi di Springsteen, Clash, Tom Petty, Social Distortion e della Stax che rimbombano nello stereo della macchina. The '59 Sound è prima di tutto una raccolta di suggestioni, di versi che citano apertamente, che "rubano" un'atmosfera, una visione, quella della strada, del crescere nella periferia, fra tonnellate di "rumore bianco", come lo avrebbe definito Don Delillo, in un deserto industriale che diventa un scusa per partire e salvarsi la vita con le chitarre

Non sorprenda il fatto di vederli approdare - dopo un esordio, Sink or Swim (2007) che è stato un piccolo culto - nella scuderia della californiana SideOneDummy: prodotti da Ted Hutt dei Flogging Molly, fra collaborazioni ed ospiti che chiamano a raccolta musicisti di Bouncing Souls e Mighty Mighty Bosstones, potrebbero passare per una punk rock band di revivalisti qualunque. Abitano invece una realtà ormai sconosciuta i Gaslight Anthem: il loro rock'n'roll è un compromesso fra il mainstream più nobile e la rabbia punk del '77, o, per arrivare ai giorni nostri, tra il frastuono urbano degli Hold Steady, la New York di Jesse Malin e il ruvido graffio dei Lucero, è una terra di mezzo, sempre meno frequentata, di cui abbiamo disperatamente bisogno. Perchè andranno pure bene i piccoli sogni e la modestia dell'indie rock, altrettanto la malinconia dei folksinger e delle country band di provincia, ma qualcuno che ogni tanto alzi il pugno è una necessità ed un dovere. Brian Fallon prende allora il timone, canta melodico e suona livido, coadiuvato dalle chitarre di Alex Rosamila e dalla sezione ritmica di Alex Levine e Benny Horowitz: l'universo di The '59 Sound inscena la perdita dell'innocenza, il passaggio all'età adulta, combattuto fra la responsabilità e il caos del rock'n'roll.

Il drive è serrato, il suono un impasto di backstreets e punk romantico, le liriche un groviglio di ricordi, citazioni, preghiere per amici abbandonati e ragazze da conquistare: la title track, arrembante nel suo assalto elettrico all'arma bianca eppure cupa nelle sue immagini di morte, in quel suo "Young boys, young girls, ain't supposed to die on a Saturday night" sembra rimandare direttamente ai "Boys and Girls in America" degli Hold Steady, ma dietro l'angolo ci sono confessioni che suonano come proiettili, una catarsi personale in High Lonesome e Old White Lincoln ("And I always dreamed of Classic cars and movie screens. Trying to find someway to be redeemed"). Film Noir e Miles Davis & the Cool più che titoli sono sacrosante promesse, The Patient Ferris Wheel fa saltare ancora una volta il banco azzannando melodia e rock'n'roll; Even Cowgirls Get the Blues tira in ballo il biondino della Florida ("I still love Tom Petty songs And driving old men crazy"...amen); Meet Me by the River's Edge fa l'inchino all'unico Boss del New Jersey possibile, omaggia senza vergogna No Surrender e Bobby Jean, prima che si abbassino le luci in Here's Looking at You, Kid, l'idea di ballata che hanno in testa i Gaslight Anthem.

La corsa volge al termine: le prime luci dell'alba giù dalla collina, la brezza dell'estate e due ragazzi in auto si scambiano le anime in Backseat: "And in the backseat, we're just trying to find some room for our knees. And in the backseat, we're just trying to find some room to breathe". Togliete la puntina e fate ripartire tutto da capo: The '59 Sound vi deve entrare sotto pelle come il migliore rock'n'roll ha sempre fatto.
(Fabio Cerbone)

www.gaslightanthem.com
www.sideonedummy.com


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