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Rodney
Crowell
Sex & Gasoline
[Yep Roc/ IRD
2008]
Rodney Crowell è uno di quei cantautori che viaggiano sull'autostrada
polverosa della musica senza cambiare direzione, con una coerenza invidiabile
e una maturità che si dipinge di poesia dal finestrino dei sensi, ricamati
da un'ispirazione che colora di toni vivaci il paesaggio circostante.
Gli ultimi album, vale a dire The Houston Kid, Fate's Right Hand e The
Outsider, che segnano il suo percorso del nuovo millennio, hanno visto
schiudere la porta della percezione personale, quella di un artista che
ha iniziato a indagare con precisione i moti dell'anima, i suoi, rapportati
al mondo circostante. Un autobiografismo in progressivo sviluppo, dunque,
per un songwriter che in passato ha lasciato che le sue canzoni diventassero
segnali d'alta quota per altre voci, star del country e non solo, da Emmylou
Harris (con la quale in un certo senso iniziò la sua carriera) all'ex
moglie Rosanne Cash, ma la lista è lunghissima, a dimostrazione della
penna ispirata e prolifica del texano.
Introspezione, domande senza risposta, la lotta tra la dimensione privata
e l'espressione quotidiana dei sentimenti e delle passioni, il tutto a
dipingere un quadro della condizione umana riflessa in un involucro intimo
e poetico. Sex & Gasoline rifrange sensazioni rarefatte
e scandaglia l'universo femminile, adottandone a tratti il punto di vista
per scoprire le lenzuola di una società che comunque tarda ad accorgersi
del ruolo di primo piano che rivestono le donne, spesso ancora vittime
di categorizzazioni fuori tempo.
A dare man forte alla produzione una prima scelta, Joe Henry, per
la verità molto attivo in quest'ultimo periodo, e la sua interferenza
nel suono è limpida, solida e senza sbavature, grazie anche al supporto
di musicisti di spessore, Doyle Bramhall III (chitarre), Patrick
Warren (piano), David Piltch (basso), Jay Bellerose (batteria) e il grande
Greg Leisz (chitarre, steel, mandolino e dobro), onnipresente nei
dischi che contano. Buone canzoni, a partire dal blues acustico della
title track, passo nervoso e critica sociale, per approdare alla splendida
ballata Moving Work Of Art, che ricorda
John Prine più che Dylan, un omaggio alle donne come opere d'arte in movimento.
The Rise And Fall Of Intelligent Design
possiede un peaceful bluesy feeling e si cala con disinvoltura nella prospettiva
femminile, Truth Decay è un country
tune impreziosito dalla voce di Phil Everly, I
Want You #35 paga il debito al maestro non solo nel titolo,
mentre I've Done Everything I Can
è una sapida ballata dedicata alla figlia con Joe Henry a supportare la
parte vocale. Molto belle la love song The Night's
Just Right e l'invernale e sussurrata Forty
Winters, degna conclusione Closer
To Heaven, personale e confessionale, dopo il blues spigoloso
Who Do You Trust e il groove Funky
And The Farm-Boy.
Un album dai toni limpidi insomma, che forse manca di quel pezzo da novanta
che avrebbe reso un buon disco un ottimo disco.
(David Nieri)
www.rodneycrowell.com
www.yeproc.com
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