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Sera
Cahoone
Only As The Day Is Long
[Sub Pop
2008]
Dici Sub Pop e pensi a Seattle, al grunge e all'ultima etichetta che ha
continuato a ragionare a 45 giri, finché ha potuto. Di certo non pensi
ad una artista come Sera Cahoone, "il link tra Buck Owens e Cat
Power" leggiamo in rete un po' ovunque, e se la seconda viene effettivamente
subito in mente di default per la voce e per l'incedere pigro e svogliato
dell'eloquio, il primo pare un nome tranquillamente intercambiabile, preso
a caso nel gotha del country per far capire che stiamo parlando di una
cantautrice di pura roots-music, e non di chissà quali stramberie indie-pop.
Ce l'eravamo perso il suo delizioso disco di esordio indipendente del
2006, primo timido passo di questa artista trentatreenne che abbiamo incrociato
in precedenza quando era la batterista dei Band Of Horses (nel loro album
Everything All The Time), e ancora prima quando militava nei Carissa's
Wierd, tutte band della Seattle post-Cobain-mortem.
Non ci perdiamo dunque questo Only As The Day Is Long, secondo
capitolo accasatosi nella storica etichetta cittadina anche grazie alle
insistenze di Sam Beam (Iron&Wine), in questo momento artista di
punta del marchio. Dieci canzoni, 38 minuti per un prodotto che non lascia
scampo, o lo gettate fuori dalla finestra catalogandolo alla voce "sonniferi
per nottate agitate", o lo fate diventare il nuovo oggettino di culto
nella prossima gara tra amici a chi azzecca la "next big thing" dell'anno.
Indubbiamente Only As The Day Is Long rivela una buona autrice e un'ottima
musicista, regala arrangiamenti anche molto ricercati, tra tappeti di
chitarre, mandolini e sezioni d'archi molto suggestivi (Baker
Lake utilizza ogni trucco possibile in questo senso), ma anche
un pugno di canzoni che si fanno anche un po' attendere come presa, vuoi
perché l'album si apre con un episodio poco significativo come Might
As Well prima di colpire con i pezzi forti, vuoi perché Sera
sussurra, miagola, lascia intendere senza mai dire chiaramente.
Un nascondere sempre tutto dietro quel "dico e non dico" stilistico che
fa tanto produzione "oltre", di quelle che fanno sembrare geniali anche
le cose più semplici. Ancora presto per dire con certezza se Sera ci fa
o ci è, anche perché in fin dai conti dietro la patina di malinconia molto
"alla moda" si celano pur sempre delle normalissime country-songs, sostenute
(Happy When I'm Gone), strascicate
(You're Not Broken), abbozzate (Tryin'),
già sentite da altri, ricordando Cat Power (Shitty
Hotel), i Cowboys Junkies (la bella ballatona Runnin'
Your Way che fa tanto A Horse In The Country), o seguendo i
toni un po' più gotici alla Laura Veirs con il lugubre violino della notevolissima
The Colder In The Air. Le shopping-girls
moderne lo sanno bene, a frequentare tutte la stessa via di negozi del
centro si finisce per essere vestite tutte uguali, con le stesse griffe
e con i colori "che vanno quest'anno" (si dice così…?). Per capire chi
è veramente Sera Cahoone attendiamo un abito fatto su misura.
(Nicola Gervasini)
www.myspace.com/seracahoone
www.subpop.com
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