inserito
24/09/2007
|
![]() No
River City "Drew de Man might be
the best musician that no one has yet heard of, every bit the equal to
Ryan Adams", così si esprime il retailer indipendente Miles of Music.
Sottoscrivere certe iperboli è sempre un rischio e probabilmente non gioverebbe
neppure alla fama già circoscritta di una piccola formazione quale quella
dei No River City. Drew de Man li conduce per mano attraverso
un songwriting di stampo classico, un country rock luminoso che profuma
di anni settanta e si disseta alla fonte di Gram Parsons, passando attraverso
la rilettura di Whiskeytown e Blue Mountain. La differenza dove risiede
allora? Perché Wolves and Fishes, secondo disco della band
dopo l'esordio del 2003 This is Our North Dakota, suona così ammaliante
pur nella sua canonica scelta di stile? Forse perché queste ballate hanno
in bocca il sapore di una semplicità disarmante, costruite su una catena
di melodie aperte, lunghe cavalcate elettro-acustiche dove contano impercettibili
sottigliezze e poco importa dei soliti accordi. Prodotto da una nostra
vecchia conoscenza, il chitarrista e autore Teddy Morgan, Wolves
and Fishes non è il disco che salverà il rock delle radici, ma è certamente
una delle più belle improvvisate a tema ascoltate quest'anno. Ristrutturata
la band dopo l'abbandono della compagna Terri Onstad, De Man si è assicurato
i servigi di Eric Amata alle chitarre e Nathan Green all'organo
e piano, quest'ultimo elemento chiave nel rendere pastoso il suono di
ballate spesso scarne e meditabonde. Infatti, se l'iniziale sussulto di
Two Sad Horses potrebbe far pensare ad un disco più "disimpegnato"
e dalla verve quasi honky tonk, nel procedere nostalgico di Way Home
Soon si svela l'essenza dei No River City: la specialità della casa
sono dunque considerazioni un po' amare e malinconiche che prediligono
tempi rilassati, interminabili e languide canzoni tra cui spiccano Bears,
oltre sette minuti, Fancy Little Fire, chitarre organo e piano
che distendono melodie pacifiche, toccando il vertice per intensità e
afflato nella conclusione di Dissolved in Your Whisky. Sono otto
minuti a loro modo geniali: una ballad fatta di saliscendi roots rock
e ottimi incastri vocali, dove Drew De Man sfodera un'interpretazione
inappuntabile e la band segue a ruota fino all'esplosione elettrica del
solo finale, molto "younghiano" nella sua imprecisione arruffata. Al trotterellare
ruspante di Leftover Men & Machines, nonché all'energia coinvolgente
di una sintomatica Raised by Outlaws (titolo e testo dicono tutto),
sono invece relegati i momenti musicali più spensierati, le sparate più
squisitamente alternative country, nobilitate infine nel gustoso country
elettrico di Jacy Farrow…che per chi non ne fosse a conoscenza
è il nome della "femme fatale" tra i protagonisti dello splendido "L'ultimo
spettacolo" di Larry McMurtry (edito da Mattioli 1885): chiunque
abbia il coraggio di scriverci sopra una canzone e immaginarne una nuova
storia andrebbe premiato. |