inserito
22/10/2007
|
![]() Elliot
Randall
Qualcosa non torna: un nuovo
disco di Ryan Adams e nessuno ci aveva avvertiti, possibile? Un abbaglio,
ma ci siamo andati molto vicini: questo sarà il limite maggiore di un
esordio comunque fra i più brillanti del sottobosco Americana di questo
2007. Elliot Randall onestamente non lo nasconde e prova soltanto
a trovare con pazienza la sua strada, uno stile personale che con il prosieguo
di Take The Fall si fa più evidente. How
to Get Old potrebbe davvero passare per un'outtake di Cold
Roses o del recente Easy Tiger, senza colpo ferire accodandosi a quei
lineamenti roots pop che caratterizzano l'attuale percorso di Adams. Un
sound scintillante, cristallino, un pregevole intreccio elettro-acustico
ed un crescendo in grado di amplificare le ballate spezzacuori di Randall
e la sua limpida vocalità. L'attaccamento a tratti quasi maniacale ad
alcune soluzioni sonore sarà il tratto distintivo dell'intero Take The
fall, seguito di un ep dello scorso anno e nuovo ciclo artistico inaugurato
con la complicità di una validissma band. Molti infatti i meriti dei musicisti,
a cominciare dalle chitarre e dalle lap steel di James Deprato,
ma soprattutto dall'organo e dal pianoforte di Danny Blau, un impasto
seventies che attraversa tutto il lavoro spruzzando di classic rock la
scrittura di questo giovane ragazzo originario del South Carolina, da
tempo trasferitosi in quel di San Francisco. Venticinque anni solamente
per Elliot Randall ed una buona ipoteca sul futuro: sa muoversi con un
mestiere da veterano nell'agrodolce folk rock di Elephant,
annaffiandola con un delicato tocco soul, e subito dopo concedersi letteralmente
alle esplosioni elettriche nella ballad Second
Time Around, con un assolo a cascata dell'ottimo Deprato. Produzione
di tutto rispetto, vista la natura indipendente del progetto, suoni calibrati
al centimetro e assoluta perfezione formale fra anima rurale e cuore urbano,
Take The Fall cresce strada facendo. La title track è un
arpione pop rock che non molla, qualcosa che potrebbe sbucare dal migliore
songbook dei Counting Crows. Everything Reminds
Me of You e Don't Give Up On Me
sprizzano una insolente vivacità che sfrutta come da copione le confluenze
fra piano, organo, chitarre ed una cura non indifferente delle parti corali.
Nell'ideale seconda facciata si abbassano infine le luci e la malinconia
abbraccia totalmente le "heartbreaking songs" di Randall, a partire dall'accoppiata
Hold the Candle e Kansas
City Breakdown, una scusa per preparare il terreno a
We Dont Talk Like We Used To, duetto con la voce femminile
di Victoria George che non può non rimandare direttamente al Ryan
Adams di Jacksonville City Nights in coppia con Norah Jones. Alla fine
il sobbalzare rock'n'roll di Leaving This Town,
compreso il trillo inconfondibile del pianoforte, posto a chiusura del
cerchio risulta persino fuori luogo, ma è un atto dovuto per farci riprendere
da tanta generosità. Innocente, magari ancora un po' acerbo, ma fuori
del comune, Elliot Randall è il nuovo troubadour arrivato in città. |