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05/10/2007
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Thurston
Moore 1/2 Fatta eccezione per una lunga
coda di collaborazioni e dischi dall'impronta decisamente sperimentale,
come d'altronde si conviene alla biografia stessa del personaggio, erano
una decina d'anni e più che Thurston Moore, già mente dei Sonic
Youth e santo protettore dell'indie rock americano, non si misurava con
un lavoro solista. Trees Outside the Academy spezza questa
lunga pausa dando sfogo all'anima più introversa, intimista, acustica
del musicista newyorkese. Registrato ai Bisquiteen studio con il team
produttivo formato da John Agnello e J Mascis (Dinosaur Jr., suoi
alcuni camei alla solista), il disco riprende infatti e sviluppa ulteriormente
alcuni temi di estrazione folk rock che di rado si affacciavano nei principali
lavori con i Sonic Youth. Vengono subito alla mente alcune esplorazioni
presenti in Experimental Jet Set, e per il versante più onirico, pacifico,
i recenti Rather Ripped e Sonic Nurse, dove la gioventù sonica di Moore
avrà pure abbracciato un pizzico di "Accademia", ma si è dimostrata
comunque capace di reggere il trascorrere del tempo con quella autorità
che possono acquisire soltanto i mostri sacri. Trees Outside the Academy
conferma proprio questa impressione, partendo da una classica
Frozen Gtr e stemperandosi immediatamente nei passaggi trasognati
di The Shape Is in a Trance, dove
appare l'essenziale contributo di Samara Lubelsky al violino, presenza
la sua più o meno costante insieme al drumming dell'inseparabile amico
Steve Shelley. Sorprendente davvero e per giunta tra gli episodi
più appaganti Honest James, una lunga
intro acustica che si apre nel finale al canto in coppia con Christina
Carter (Charalambides), ballata folk che approccia un lato quasi cantautorale
ai più sconosciuto. Che sotto le tonnelate di feedback ed effetti larsen
covasse un'anima pacifica, forse accentuata dall'età matura, non era certo
un mistero, ma il Thurston Moore quasi etereo di Silver>Blue
e quello scanzonato di una dolcissima nenia folk pop quale
Fri/end è in grado ancora di suscistare attenzioni, ribadendo
nondimeno le sue qualità di musicista e cesellatore di armonie. Quell'andamento
circolare e claustrofobico, melodico e dissonante al tempo stesso che
è ormai un marchio di fabbrica lo ritroviamo traslato nelle fattezze più
"tradizionali" di Trees Outside the Academy. Un disco peraltro sempre
pronto a scoppiare in qualche antica scintilla rock (Wonderful
Witches, la stessa title track) in strumentali sghembi che
inglobano stridori e lo-fi (Off Work)
prima di ritornare alla quiete (Never light).
Punto di riferimento stilitico e a suo modo leggenda dell'alternative
rock lo è diventato da tempo, quello che restava da fare a Thurston Moore
era forse dedicarsi con dedizione alle sue canzoni. Lo ha fatto con risultati
niente affato disprezzabili. |