Shooter
Jennings The
Wolf [Universal
South 2007]
Con la follia e la tenacia che sono proprie di un figlio cresciuto "on the
road", tra fuorilegge e sostanze più o meno illecite, tra ballate che avevano
in bocca il sapore della tradizione country e nelle gambe il furore del rock'n'roll,
Shooter Jennings non ha mai nascosto l'eredità della famiglia: Waylon era
il padre Outlaw e tale resta il suo diretto discendente, fiero in qualche
modo di traghettare ai giorni nostri il senso ultimo di quella ribellione musicale
operata nel pieno degli anni Settanta. Tuttavia, se da una parte i precedenti,
pur ottimi, lavori di studio ne avevano sancito la capacità di entrare in comunicazione
con gli stilemi classici del linguaggio country rock, dall'altra ne subivano un
fascino troppo eclatante, risultando spesso derivativi, privi di quella personalità
per passare da giudizievole imitatore a nuovo adepto del verbo Anti-Nashville,
dotato di un carattere riconoscibile. Lo aspettavamo al varco. Ebbene The
Wolf è il disco che mancava all'appello, quello che sancisce definitivamente
l'esplosione di Shooter Jennings, che ne amplifica quel suo fare spaccone da ragazzo
ribelle del country. Chiamatela, se volete, American music, ma davvero non cadete
nell'errore di limitare queste canzoni nel limbo di un genere: il lupacchiotto
di Shooter morde la carne del southern rock, di ballate polverose iniettate di
soul music, di cori in caldo odore gospel, infilando nella stessa ricetta violini
e sezioni fiati, banjo, chitarre hard e cori sudisti. Shooter Jennings piace esattamente
per questa sua "faciloneria", per questo rischiare in prima persona
senza pretese, tanto è vero che il nuovo disco è stato già ampiamente massacrato
da più parti. Cosa si sono persi nella loro supponenza i detrattori: il talkin'
smargiasso di This Ol' Wheel, con l'ospite
Doug Kershaw al violino, è il primo passo nella bolgia di The Wolf. La
storia di una vita condensata in una canzone, i fantasmi di papà Waylon e Johnny
Cash corrono sulle ruote di un rock'n'roll che gronda energia. Tangled
Up Roses è il primo gancio melodico, una fiammata di quello che un
tempo avremmo chiamato heartland rock, e che bene si accoppia con la riedizione
di Walk of Life dei Dire Straits: ligia all'origonale
ma più sfacciata e godereccia nel suo intersecare fiddle e pedal steel. Quest'ultimo
strumento regna sovrano nel finale mariachi di Old Friend,
pezzo da collezione del disco insieme al ciondolare country di Concrete
Cowboys, alla stessa title track, robusto episodio southern che anticipa
il finale pirotecnico A Matter of Time, con
i suoi cambi di umore, il suo crescendo orgiastico e trascinante tra la slide
guitar e i cori dei Settle Connections. Un disco che non ha paura di suonare
spavaldo, di mettere in gioco le proprie radici ampliando le tonalità del songwriting:
i suoi testi suonano sbruffoni e volutamente peccaminosi, fancedosi aiutare dal
chitarrista Lorey Powell (sua la firma sul funky blues bollente di Higher
e sulla trascinante saga southern country soul di Slow
Train, ospiti i redivivi Oak Ridge Boys) e dall'ottimo Ted
Russell Kamp (che porta in dono il lentaccio Last
I Let You Down dal recente Divisadero),
eppure The Wolf è un boato rock'n'roll con i fiocchi che non si sentiva da tempo,
sempre che abbiate a cuore i piatti elettrici piccanti, il romanticismo teatrante
del rock da strada e qualche bandiera confederata svolazzante. (Fabio
Cerbone) www.shooterjennings.com
www.universal-south.com
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