inserito 26/04/2007

Rachel Harrington
The Bootleger's Daughter
[
Skynny Dennis 2007]



È un pozzo senza fondo quello che anima la scena di ispirazione roots e old time, per lo meno sul versante femmnile: sempre nuove voci dagli angoli sperduti della provincia americana che sembrano attenersi ad un preciso canovaccio. È il limite maggiore e il miglior pregio di una schiera di autrici sensibili, spesso dotate di un valido songwriting, di solide radici musicali e magari anche di una voce degna di tutto il nostro rispetto. Non fa eccezione Rachel Harrington, il cui esordio, The Bootleger's Daughter, non sconfina dalle regole di genere, rammentando molte colleghe più o meno fortunate di lei: le ultime in ordine di tempo, già recensite su queste pagine, sono le affini Diana Jones e Jan Smith. Il disco si colloca naturalmente sulla linea di quella canzone d'autore country che si colora di vecchio folk, di fragranze bluegrass e Appalachian music senza accennare minimante al moderno. Più Gillian Welch che Alison Krauss dunque, accostamento superficiale eppure doveroso di fronte ad un materiale che raccoglie ballate autografe, ma anche vecchi blues (la Louis Collins di Mississippi John Hurt), traditional perduti nella notte dei tempi (Farter Along) ed un armamentario di strumenti acustici, fra delicati contrappunti di mandolino (John Reishman), banjo (Danny Barnes), dobro (Orville Johnson), fiddle (Ruthie Dornfeld) e pedal steel (Marty Muse). Gregari di lusso, gente navigata che ha collaborato con Dwight Yoakam, Dave Alvin, Tim O'Brien e Tony Rice fra i tanti, al servizio di un suono parco e gentile, chiaramente schierato sul lato "conservatore" del linguaggio Americana. La Harrington ha compiuto parecchia strada prima di arrivare a questo debutto: originaria di Eugene, Oregon, ha gironzolato gli States, salendo su diversi palcoscenici prima ancora di registrare qualsiasi composizione. Dalla gospel e soul music ascoltata nella casa dei genitori al country di Loretta Lynn e George Jones è nata una passione che si riflette oggi nel suo modo di adagiare la voce: non è un miracolo intendiamoci, eppure riesce a cavarsela con il dovuto trasporto nella dolcissima Sunshine Girl, nel marciare spedito di Blow, The Ballad of Bill Miller, persino nel canto a cappella di Untitled. The Bootleger's Daughter si attiene insomma al citato copione old time, sublimandosi nel docile soffio country di Halloween Leaves e Farter Along, nella più mossa Shoeless Joe (con batteria e pedal steel), infine nella più buia Summer's Gone. Alla pregevole scrittura, colma di lontane eco del folklore americano occorre adesso fornire una veste musicale solamente un po' meno prevedibile.
(Fabio Cerbone)

www.rachelharrington.net
www.cdbaby.com


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