inserito
13/07/2007
|
Meg
Baird 1/2 E' davvero
un peccato che questo disco di esordio di Meg Baird esca nei mesi
più caldi dell'anno, perché sarà che in Italia abbiamo un grigio e "piovoso"
immaginario di tutta la musica brit-folk, ma Dear Companion
sarebbe l'ideale colonna sonora per i prossimi freddi pomeriggi autunnali.
In verità Meg tanto esordiente non è, al suo attivo ha già due dischi
con il gruppo degli Espers, un trio capitanato dal polistrumentista Greg
Weeks e dediti ad un folk più tendente al progressive e alla psichedelica.
Inoltre ha anche un duo con la sorella Laura (The Baird Sisters) con cui
gira da anni gli Stati Uniti riproponendo una sorta di versione moderna
delle sorelle McGarrigle. E ancor più per amor di verità di "british"
lei ha solo lo stile e il modo di cantare, non certo le origini, che sono
sorprendentemente americane, della zona di Philadelphia per la precisione.
Innamorata del canto di Sandy Denny, ma ancor più di quello di Jacqui
McShee dei Pentangle, Meg Baird si propone con un disco composto quasi
solo di cover e traditional, e solo in due casi prova, anche con un certo
successo, a ricalcare di suo pugno lo stile del brit-folk tradizionale
(le delicate Riverhouse In Tinicum e Maiden In The Moor Lay).
Il risultato, sebbene sia pur sempre "di genere", è ben lontano dall'essere
una mera copia carbone degli esempi citati, vuoi perché la strumentazione
più che il folk dei Fairport Convention riporta alla mente il sound di
certi momenti della Joni Mitchell di Blue, vuoi perché, pur essendo un
disco che nasce vecchio fin dal suo concepimento, riesce in qualche modo
a suonare comunque fresco e attuale. Le cover proposte sono Do What
You Gotta Do, un successo di quella macchina da hit che è Jimmy Webb,
una sorprendente All I Ever Wanted dei New Riders Of The Purple
Sage (era sul primo album della storica band), la dolce River Song
di Chris Thompson e la divertente The Waltze Of The Tennis Players
di Alan H Fraser. Il resto del cd sono traditional come la soave title-track
(presente in due versioni), The Cruelty Of Barbary Allen, Willie
O' Winsbury e Sweet William And Fair Ellen, tutti brani che
non vantano famose rivisitazioni e che quindi diventano suoi di diritto
viste le belle e definitive versioni che riesce a inventarsi. Strumentazione
scarna a base di acustiche e dulcimer, nessuna percussione, l'affidamento
totale alla magia delle proprie corde vocali, Dear Companion racconta
storie di altri tempi, esprime sentimenti con intima timidezza e assicura
quaranta minuti scarsi di atmosfere oniriche e rilassanti come una tisana
della sera. Le previsioni del tempo segnalano nubi all'orizzonte: non
fatevi cogliere impreparati senza queste dieci canzoni nello stereo. |