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inserito
il 02/03/2006
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Dio solo sa quanto apprezziamo Kris Kristofferson da queste parti.
E potrebbe essere il contrario, per chiunque abbia bazzicato almeno un
po' il miglior cinema e la più intensa canzone d'autore degli ultimi trent'anni?
Naturalmente no, perché il nome di Kristofferson, ovverosia l'autore di
Me & Bobby McGee, il volto del Billy Kid peckinpahiano, il custode sconfitto
dei cancelli celesti spalancati su celluloide da Michael Cimino, un attivista
politico sempre schierato dalla parte dei più deboli, ma anche il pard
di Willie Nelson, Johnny Cash e Waylon Jennings nell'avventura degli Highwaymen,
è di quelli che abbiamo sempre tenuto a mente. E di recente, oltre che
con una sempre più intensa e soddisfacente attività cinematografica, il
buon vecchio Kris ha saputo ripagare la nostra costante attenzione con
due dischi eccellenti quali The Austin Sessions (1999) e Broken Freedom
Song ('03), partecipe e toccante rilettura dei propri trascorsi il primo,
live contrassegnato da un altissimo impegno civile il secondo. Non stupisce,
quindi, trovarlo in forma altrettanto convincente per questo This
Old Road, primo disco interamente composto di materiale nuovo
da parecchi anni a questa parte nonché lavoro da collocare tra i suoi
migliori di sempre. Una forma, peraltro, non fiaccata bensì accresciuta
dalla prevedibile secchezza espositiva che caratterizza l'intera operazione:
prodotte da un Don Was (arruolato anche in veste di bassista) scarno
e minimale come mai prima d'ora, le undici canzoni dell'album, soltanto
sporadicamente rifinite dal drumming di Jim Keltner e dalla chitarra
di Stephen Bruton, suonano infatti spartane, asciutte, rigorose.
Ma anche inesorabilmente risolute. Su This Old Road, con le sue sonorità
a cavallo tra rock e country, non troverete una sola nota o una sola parola
di troppo. Nondimeno, quelle che lo compongono risultano tutte imprescindibili.
Può riflettere sul passato e su di una vita spesa sulla strada, ritagliandosi
magari il ruolo di ruvido folksinger (è il caso della title-track, stupenda,
o delle parimenti strepitose The Last Thing To Go, Thank You
For A Life e Chase The Feeling); può provare ancora una volta
a identificarsi nello scomodo ruolo del contestatore, auspicando a chiare
lettere la fine di ogni guerra su In The News; può estrinsecare
considerazioni di ordine spirituale sull'esperienza della paternità (succede
in Holy Creation); può enumerare i songwriters che secondo lui
meglio hanno incarnato il concetto stesso di americanità (cioè a dirsi
i Wild Americans Willie Nelson, John Trudell, Waylon Jennings e
Steve Earle) oppure può citare tutti gli amici che non ci sono più (da
Shel Silverstein a Janis Joplin, da Lefty Frizzel a Mickey Newbury) mentre
esorta un ipotetico musicista cui è stato affidato il compito di chiudere
la serata a "spezzare qualche cuore": Kris Kristofferson, alla bella età
di 70 anni, può fare tutto questo ed altro ancora, e potete star sicuri
che in ogni caso non mancherà di segnare un centro perfetto. Come dicevo,
dio solo sa quanto lo apprezziamo: da oggi, ci sono undici bellissimi
motivi in più per manifestare questo apprezzamento con rinnovato entusiasmo.
(Gianfranco Callieri) |