The
Dexateens
Hardwire
Healing
[Rosa
records 2006]
All'incrocio fra nuovo southern rock e asprezza punk si collocano idealmente
i cinque Dexateens, rock'n'roll band di Tuscaloosa, Alabama, che
insegue la buona novella di Lucero e Drive by Truckers e di tutte quelle
formazioni, anche minori e sconosciute al di fuori di una mera realtà
regionale, che hanno saputo fornire un senso nuovo alla tradizione musicale
sudista. Non esattamente degli ortodossi prosecutori dunque, piuttosto
dei teppisti capaci di sporcare le acque del deep south con un
bagaglio di esperienza che fluisce dal garage e da certo rock a basso
profilo che ha scritto la storia dell'America provinciale degli anni novanta.
Non è un caso fortuito quindi che il leader dei menzionati Drive by Truckers
Patterson Hood, anche autore delle note introduttive nel libretto
del cd, e il fedele produttore David Barbe si ritrovino dietro
la regia di questo Hardwire Healing, terzo lavoro e primo
a ricevere una pubblicazione europea grazie alla buona vista dell'olandese
Rosa records. I precedenti lavori su Estrus avevano diligentemente seguito
un persorso più crudo e sferzante, punk rock nella forma e nel contenuto,
mentre il nuovo episodio sembra inaugurare un tracciato più personale
e contaminato, dove le ascendenze roots della band si fanno più evidenti
(l'alternative country stralunato di Neil Armostrong, le diafane
pause acustiche di Downtown e Nadine) seppure mascherate
da quintali di sordido rock'n'roll. La presenza del piano dello stesso
David Barbe, l'organo di Tony Crow e la pedal steel di John Neff attenuano
la sfacciata spinta elettrica assicurata dalla coppia John Smith
e Elliott McPherson, quest'ultimo anche autore e stridula voce
solista. Sono proprio loro due il propulsore dei Dexateens, a cui si aggiungono
le ulteriori chitarre di Nikolaus Mimikakis, il basso di Matt
Patton e la batteria di Craig Pickering, generando un'alternanza
fra scoppi rock'n'roll e sbilenche ballate acustiche, queste ultime spesso
ai confini del lo-fi (Own Thing e Fingertips, registrate
su un vecchio quattro piste). Naked Ground apre i giochi collocandosi
nel primo campo: è un boogie storto e con ripetuti stop and go, una formula
che verrà ripresa più volte in Hardwire Healing, dalla ruvida Makers
Mound all'assalto frontale di Fyffe, convulsa rock song, fino
ad una stropicciata Outside the Loop, un incrocio improbabile a
metà strada fra il southern rock e i Pavement. Tutto ciò conservando peraltro
i tratti significativi nella musica dei Dexateens: l'imperfezione, il
senso di imminente tracollo, l'abbandono, reso esplicito nella luminosa
ballata elettrica What Money Means. Tre le rivelazioni indie del
2006, una band da considerare con attenzione nelle mosse a venire.
(Fabio Cerbone)
www.dexateens.net
www.rosarecords.nl
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