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inserito
03/05/2005
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Con una discreta spinta promozionale, gli Shurman sono la piccola
sorpresa del mercato Americana di questa primavera: l'aria sbarazzina
del loro roots rock e l'attitudine pop dei ritornelli si sta già
aprendo un varco nelle classifiche di settore. Facendo base nella capitale
del music business, Los Angeles, e godendo dei favori di una prestigiosa
etichetta come la Vanguard, i dati appena elencati non ci sorpredono affatto.
Quello che fa sorridere invece è proprio l'insistenza nello sfruttare
certe etichette alla moda: lasciate perdere ogni riferimento al suono
Americana e concertatevi piuttosto su una classica rock'n'roll band dal
timbro chitarristico, spruzzato di radici, come tanto andava di moda solo
un decennio fa. Sembra davvero uno scherzo del tempo questo Jubilee,
guitar rock dai toni accesi ed elettrici che ricorda la stagione del college
rock, degli Hootie and the Blowfish in testa alle preferenze degli ascoltatori,
dei Gin Blossoms, dei Refershments e di qualsiasi altra piccola american
band vi possa saltare in mente. E' un esordio scaltro e ammiccante, che
riconcilia con un rock stradaiolo senza pretese, fatto di belle melodie
e santini a Tom Petty, prontamente omaggiato infatti con Petty Song.
Dopo un paio di ep, la coppia Aaron Beavers (voce e chitarre) e
Damon Alllen (batteria), un texano dalla voce arrocchita e un amico
incontrato in Georgia, hanno messo in piedi una ditta rock'n'roll con
tutti i crismi. Hanno imbarcato Jason Moore alla chitarra e Keith
Hanna al basso, trovando un bel nome in cabina di regia (Dusty
Wakeman). Jubilee è venuto fuori da sè verrebbe da dire,
anche se le dipendenze dai modelli di riferimento sono ancora troppo vistose.
Gli Shurman fanno tuttavia l'effetto di una bella boccata d'ossigeno,
soprattutto per coprire la nostalgia di qualche buona rock'n'roll song,
anche se, per chi ci è già passato, il roots rock dall'inconfondibile
impronta sudista di Red Eyes, Tonight I'm Drinking e Stay,
o le sfuriate elettriche di Drownin' e I Got You (part 3)
potranno apparire eccessivamente familiari. Manca insomma quel carico
di personalità per gridare al miracolo, ma ci sono in compenso
canzoni svelte e ganci melodici che potrebbero funzionare a meraviglia
durante un vostro imminente viaggio in autostrada: dalla maliziosa Impossibilities,
ballata rock sulla falsariga dei Counting Crows più "disimpegnati",
alla stessa Jubilee per chiudere con la sarabanda southern rock
di 2 a.m. |