Over the Rhine - Drunkard's Prayer Back Porch/ Virgin 2005
inserito 03/05/2005

Da quando ho il piacere e l'onore di scrivere su questo sito, cioè all'incirca da due anni, è la terza volta che mi trovo a parlare degli Over The Rhine di Karen Bergquist e Linford Detweiler, e anche in questa occasione non posso che abbondare nei superlativi. Questo, a scanso di equivoci, non a causa di simpatie preconcette, idolatria priva di obiettività o criminose connivenze; lodare gli Over The Rhine, considerata la loro prolificità, la loro esorbitante media qualitativa e l'assoluta trasparenza intellettuale con cui sanno porgersi all'ascoltatore, è a conti fatti una gradevolissima incombenza per chiunque segua con trepidazione l'evolversi della musica americana nella sua declinazione più vicina al cuore vivo del grande songwriting. A sentire la coppia di sposi che, in sostanza, è la vera testa pensante dell'intero progetto, Drunkard's Prayer è nato allo scopo di tradurre in musica un momento di crisi vissuto dal loro rapporto di coppia. Ma a giudicare dai risultati bisognerà dire che su queste undici canzoni aria di crisi, tremendamente equilibrate e suggestive come sono, non ne spira affatto. Anzi, a partire dall'incantevole gioco tra corde acustiche e pianoforte dell'iniziale I Want You To Be My Love fino ad arrivare alla spettacolare cover di My Funny Valentine che chiude l'album è tutto un susseguirsi di meraviglie contrassegnate sì dal consueto mood malinconico e introspettivo, eppure inevitabilmente vivide, palpitanti, colme di forza immaginifica e melodie indimenticabili. Diciamo che in questo caso l'impatto del lavoro è nel complesso meno roots del solito, dacché il centro nevralgico del disco, pur non volendo mancare di rispetto e devozione alla filastrocca country di Bluer, alla serena riflessione folkie di Who Will Guard The Door o all'incalzante rock'n'folk di Lookin' Forward, va rintracciato in quelle spettrali ed evocative ballate dove alla voce sublime della Bergquist e ai rintocchi delle tastiere di Detweiler si aggiungono magari le pelli sornione di Devon Ashley, il contrabbasso di Byron House e lo splendido violino di David Henry. Mi riferisco soprattutto alla cupa Spark, con i suoi accenti marcatamente wave, e alla straordinaria Firefly, vero e proprio centerpiece dell'opera nonché tour de force impressionante sotto il profilo dell'estensione vocale di Karen Bergquist e dell'abilità strumentale di Linford Detweiler. Bisognerebbe citare anche le scintille elettriche di Born, oppure il sassofono umido di Brent Gallaher che impreziosisce ulteriormente i pregiati tessuti jazzy di Little Did I Know e della title-track, ma lo spazio è tiranno e in questa sede posso solo sottolineare che Drunkard's Prayer, oltre a essere l'ennesimo centro pieno, rappresenta per gli Over The Rhine il dodicesimo lavoro di studio in appena 14 anni di carriera. Il migliore? Certamente. Almeno fino al prossimo.
(Gianfranco Callieri)

www.overtherhine.com