Okkervil River - Black Sheep Boy Jagjaguwar/Wide 2005
inserito il 02/05/2005

Qualche mese fa, in occasione del compimento di Sleep And Wake-up Songs, Rootshighway aveva già anticipato la pubblicazione di un long-playing da parte degli Okkervil River. I termini dell'operazione sono stati rispettati a pieno e la band di Austin è tornata tempestivamente sul mercato con Black Sheep Boy. Il disco si presenta in una confezione musicale ambiziosa, dai toni molto espressivi, ma è altresì improntato ad una tradizione acustica consolidata che non disdegna arrangiamenti corposi, né malinconiche soluzioni a "bassa definizione". Black Sheep Boy è anche la canzone che apre il disco: si tratta della cover di un vecchio brano di Tim Hardin, cantautore dell'Oregon scomparso nel 1980 a soli 39 anni, ma già nella storia per il successo di If I Were A Carpenter. In poco più di un minuto, gli arpeggi folk si aggiungono ad archi e pianoforte in un crescendo emozionale che cede poi il passo al secondo brano, For Real. In questa traccia bifasica, dal ritmo sincopato e febbricitante, si alternano invece la chitarra acustica e l'andamento gagliardo con sferzate energiche delle chitarre elettriche e delle tastiere: autentici scatti d'ira che il cantato di Will Sheff accompagna adeguatamente. Il tema del brano di Hardin viene ripreso anche più avanti in In A Radio Song, sorta di secondaria continuità cantautoriale. Nella costruzione di questo nuovo disco Will Sheff, autore di tutti i brani ad eccezione della cover citata, sembra essere stato influenzato da diversi grandi del passato, fra i quali Leonard Cohen (rimando nella conclusiva A Glow), Neil Young e i Big Star. Di certo, questo nuovo lavoro fa proprie alcune arie folk e country più di ogni altro prima: il suono degli Okkervil River ne beneficia a pieno, con risultati eclatanti sia per gli arrangiamenti scelti che per il pathos e le emozioni che ne fanno seguito. Black Sheep Boy è per l'appunto un saliscendi di ballate dalle diverse intensità, alcune dall'atmosfera bucolica e altre più vibranti, tutte comunque dense e in crescendo. Black, la quarta traccia, è capace di mostrare il muro sonoro tipico della band, lo stesso espresso anche da The Latest Toughs (più tendente al pop), con il bravo Jonathan Meiburg che si accanisce sulle sue tastiere (aiutato dal sintetizzatore di Howard Draper) e l'indomito Sheff a declamare le sue liriche. Da qui ecco dunque la serie di spaccati avvincenti e riflessivi a cui si è accennato: Get Big è una ballata aperta e luminosa, dai toni classici, con pedal steel, arpeggi e l'accompagnamento vocale determinante di Amy Annelle; A King And A Queen è un'evoluzione folk, con tanto di archi e fiati (tromba in primis); fiati utilizzati anche nella conclusiva A Stone, brano cantato con il cuore in mano e governato da chitarra acustica ed un buon rullante, nella corale Song Of Our So-Called Friend e in So Come Back, I Am Waiting, inizialmente mesta, poi un fuoco di musica e parole. Black Sheep Boy è insomma una parata musicale esaltante, nella quale si distinguono come in passato una strumentazione ricca e quadrata, una qualità eccelsa ed impeccabile nel tramare ed orchestrare gli arrangiamenti ed un cantautorato penetrante. Gli Okkervil River si rivelano ancora una volta per quello che sono: una grandissima band.
(Carlo Lancini)

www.okkervilriver.com