Shannon McNally - Geronimo Back Porch/ Virgin 2005
inserito il 03/08/2005

Nel Gennaio del 2002, sotto l'egida del colosso Capitol Records, Shannon McNally pubblicò il suo primo disco, intitolato Jukebox Sparrows. Quell'album, dalla copertina intrigante che mostrava i dolci lineamenti della cantante, era un contenitore colmo di riferimenti roots. La McNally si fece affiancare da alcuni musicisti a noi noti e dall'indiscusso valore, come Jim Keltner, Benmonth Tench e Greg Leisz; la matrice tradizionale della sua musica venne però oscurata da un lieve velo commerciale. Di lì a poco, la cantautrice di Long Island ebbe però modo di manifestare a pieno le proprie passioni, pubblicando Run On Pure Lightning, un EP firmato in coppia da Shannon e Neal Casal. Dopo un disco di covers dal titolo Run For Cover, divulgato l'anno scorso dall'indipendente Tail Father Records e in cui riproponeva brani di Chuck Berry, Bob Dylan, Sam Cooke e Gillian Wech, ecco il nuovo Geronimo. Con l'aiuto della Back Porch (costola roots della Virgin Records), la McNally conferma la propria indole dando alla luce dieci brani inediti, a cui si aggiungono un paio di chicche come Tennessee Blues di Bobby Charles e Lovin' In My Baby's Eyes di Taj Mahal, riproposte in modo ineccepibile. La produzione è affidata all'affermato chitarrista Charlie Sexton, che si circonda di un entourage di rilievo: Tony Garnier al basso (membro storico, ormai, dell'attuale band di Dylan: è con lui da almeno tredici anni, davvero un record per chi lavora con Dylan!), Ian McLagan alle tastiere (sessantenne membro dei mitici Faces di Rod Stewart e Ron Wood), Raymond Weber alla batteria (The Dirty Dozen Brass Band) e l'habitué Greg Leisz alle chitarre. La band è realizzata per accompagnare la cantautrice in una serie di brani che partono dalla ballata piano-chitarra The Worst Part Of A Broken Heart, per proseguire con rock chitarristici disinvolti, sullo stile del Dylan di "Highway 61 Revisited" (The Hard Way, con Ian McLagan che opera furiosamente alle tastiere) e di Bonnie Raitt (Miracle Mile e Sweet Forgiveness). La title-track è invece un country-blues acustico, bagnato del soul del Sud. Ora, infatti, la cantautrice vive a New Orleans, ma New York (che lei descrive come "la città del movimento perpetuo") si trattiene nella sua penna: ecco quindi Pale Moon, ballata soul intrisa di sentimento e sconforto, a raccontare di una relazione metropolitana. Weathervane è invece un western-funky sincopato con wah wah e organo, mentre lo stile di Dylan riecheggia ancora nel walzer corale In The Name Of Us, Honey, di tono quasi religioso. Se al tempo di Jukebox Sparrows avevamo dato la nostra benedizione alla McNally, Geronimo ci ripaga ora abbondantemente della fiducia accordatale. La ragazza manifesta ancora le sue ottime doti cantautorati e il grande sex-appeal, scrollandosi finalmente di dosso il fardello Sheryl Crow che, in fatto di genuinità country e buoni propositi non commerciali, è ferma al palo da quasi una decina d'anni. La McNally sembra dunque stare al passo di Shelby Lynne, Mary Gauthier e Kathleen Edwards.
Continua così Shannon!
(Carlo Lancini)

www.shannonmcnally.com
www.backporchrecords.com