C'è
una tradizione di famiglia da rispettare e Shooter Jennings, figlio
di Waylong Jennings e Jesse Colter, una delle coppie più famose
del country fuorilegge degli anni settanta, sembra intenzionato a mantenervi
fede. Put the O Back in Country sfoggia una copertina a
tema sudista, brutti ceffi, aria trasandata, una birra in mano, gesti
che riassumono l'atteggiamento ribelle del giovane musicista. Il disco
è infarcito di proclami sulla purezza della country music e dei
suoi eroi di un tempo (George Jones compare per pochi secondi con
un cameo in coda al singolo 4th of July), lamentando la corruzione
pop di Nashville (Solid Country Gold). In realtà il nostro
Shooter avrà pure un'anima da bandito, ma conosce già molto
bene le regole del business: infatti partirà presto in tour con
Toby Keith, uno dei peggiori reazionari dell'estabilishment nashvilliano,
alla faccia di quanto appena dichiarato. Tutto questo gioca un po' a suo
sfavore, ha il sapore delle iniziative costruite a tavolino, nonostante
questo esordio, prodoto da Dave Cobb, rimanga musicalmente un valido
prodotto di country rock meticcio e spavaldo, dove le due anime prevalgono
a corrente alternata. Figlio dei nostri tempi, Shooter Jennings ha ascoltato
infatti parecchio rock'n'roll, e lo ha suonato pure con la sua vecchia
band, gli Stargunn. Battendo i club di Los Angeles si è fatto amici
nel mondo dell'hard rock più rissoso e dal passato ha appreso la
lezione del southern rock più robusto. Ogni tanto si fa ancora
tentare dal lato più selvaggio: Steady At the Wheel, così
come la più squadrata Daddy's Farm macinano un hard rock
virato al blues che in se stesso non fa una piega, ma suona fuori posto
nel contesto in larga parte roots del disco. Tutto inizia con la rilettura
di Are You Ready for the Country (dal'immortale Harvest di Neil Young),
adattata per l'occasione al testo della title track, un brano apripista
che smuove subito le acque. 4th of July è un rock'n'roll
roboante, modellato per le radio americane, che cattura con malizia, anche
se il menù più appetitoso è offerto dagli episodi
a tema tradizionale. Qui Jennings mostra di aver studiato alla scuola
del padre, regalando la sorniona Lonesome Blues, l'honky tonk di
Solid Country Gold, l'acustica (chitarra e dobro) Sweet Savannah,
contaminando di umori southern la saltellante Manifesto No.1 (con
la steel dell'ospite Eric Heywood) e l'ottima accopiata The
Letter e Southern Comfort, due ballate da profondo Sud che,
specialmente nel secondo caso, esplodono in un finale travolgente di grande
coralità. Lungo queste direttrici Put the O Back in Country non
compie una scelta precisa: strizza l'occhio a pubblici diversi, è
un disco forse un po' furbo, certamente mainstream, ma anche capace di
autentici guizzi (Busted in Baylor County, un elettrico country
rock a rotta di collo che gira a pieno ritmo) e robuste inezioni di american
music, causa le chitarre al pepe di Leroy Powell e le profusioni
di organi e pedal steel
(Fabio Cerbone)
www.shooterjennings.com
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