Clem Snide - End of Love Fargo 2005 1/2
inserito 20/06/2005

Un leggero cambio di rotta nel suono e nell'atteggiamento per i bostoniani Clem Snide, che giunti ormai al quinto lavoro in studio scelgono un approccio più vivace e tradizionalista. Con dischi quali The Soft Spot o Your Favorite Music si erano scomodati alcuni paragoni con le orchestrazioni folk dei Lambchop o degli Smog. End of Love sembra spostare il baricentro delle influenze dei Clem Snide, che dalla ricercatezza e dalla malinconia folk si muovono verso un pop rock d'autore molto frizzante. Tutto questo è il risultato di due session di produzione tenutesi tra Nashville e New York: a mettere mano in cabina di regia Mark Nevers (Lambchop) e Bryce Goggin (Pavement, Phish), i quali, quasi a ricordare i diversi metodi musicali, lasciano trapelare negli undici brani l'idea di una perfetta suddivisione del materiale tra dolcezze pop, accenti elettrici e ballate dall'incedere alternative-country. Per la prima volta l'intera gamma del songwriting di Eef Barzelay, voce e autore principale della band, viene catturata su disco, passando dal vigore elettrico della stessa End Of Love (sembra di sentire i Counting Crows) al delizioso pop di Fill Me With Your Light. Un lavoro che vive soprattutto sui contrasti delle liriche, tenere e appasionate, scritte in un difficile passaggio della vita di Barzelay: la morte per cancro della madre e le difficoltà economiche del musicista lo hanno portato naturalmente a rifugiarsi nella scrittura. Questo gioco di luci e ombre si riflette nell'alternanza fra le melodie elettro-acustiche di The Sound Of German Hip Hop (titolo assai curioso) e le inflessioni country blues un po' oscure e tormentate di Something Beautiful, tra la fragilità di alcune filastrocche folk (Tiny European Cars e Made For TV Movie, quest'ultima doppiata dalla voce di un bambino) e il country rock ciondolante di Jews For Jesus Blues o quello straccione, da saloon, della conclusiva Weird.
La presenza di musicisti dell'entourage dei Lambchop, oltre a Nevers è presente anche Paul Burch (chitarre, vibrafono), influisce senz'altro sulla tenuta della band: le chitarre di Pete Fitzpatrick assumono un ruolo più tradizionale, così come il costante utilizzo del pianoforte accentua la vena nostalgica della voce di Barzelay. La semplicità delle armonie e l'incastro fra gli strumenti (chitarre, organo e vibrafono) trova il suo apoce in God Answers Back e When We Become, alcuni dei momenti più godibili di un disco che nel suo complesso è la personale legittimazione dei Clem Snide, il loro passaggio verso la completa maturità.

(Fabio Cerbone)

www.clemsnide.com