Vic Chesnutt - Ghetto Bells New West 2005 1/2
inserito 19/05/2005

Sempre pronto a mettersi in gioco, Vic Chesnutt è un folksinger, e un mezzo poeta andrebbe aggiunto, dalla natura inquieta, causa probabilmente una vita che nei suoi confronti non è mai stata molto generosa: da anni è infatti paralizzato su una sedia a rotelle, in seguito ad un incidente automobilistico. Il suo continuo girovagare tra studi, produttori e musicisti differenti, invece di generare confusione e discontinuità, gli ha permesso di incidere alcuni dei più interessanti esempi di folk rock americano, con un suono ed una voce riconoscibilissima. Alti e bassi certamente ne ha avuti anche lui, e qualche volta il totale affidamento nelle mani degli ospiti lo ha portato alla deriva, vedi il precedente Silver Lake. Ghetto Bells fa parte invece a pieno titolo delle sue opere migliori ed ispirate, un disco di grande profondità sia nel suono sia nella scrittura, infarcita di riferimenti storici e geografici, in cui le atmosfere drammatiche e dense del produttore John Chelew (già al fianco di Richard Thompson e John Hiatt) si sono accostate alla sua vena malinconica ed epica, degna di una tragedia greca. Ci sono volute le eteree chitarre di Bill Frisell, l'organo e la fisarmonica di Van Dyke Parks e la batteria di Don Heffington per portare a galla la qualità del songwriting di Chesnutt, oggi più che mai nel pieno della sua maturazione. A cominciare dalla tensione orchestrale (arrangiamento, guarda caso, nelle mani Van Dyke Parks) di Virginia, posta in apertura, per proseguire con il tenebroso folk gotico di Little Caesar. Insomma, dopo le prove generali di Silver Lake, il salto in casa New West trova finalmente una forma compiuta nelle tracce di questo Ghetto bells, disco ambizioso come sono solite svelare le corde dell'autore (la leggera What Do You Men? e i suoi fluttuanti cori in compagnia di Liz Durrett, oppure la chiusura "waitsiana" in falsetto di Gnats), ma anche lavoro dalla prepotente intensità elettrica (Got to Me, To be With You), in grado di esaltare la voce teatrale, appassionata di Chesnutt, che raramente ha cantato con questo trasporto. Debitamente eccentrico come si addice al personaggio, Ghetto Bells coinvolge soprattutto grazie ai suoi episodi più intimi, nelle fragili ballate, a cavallo tra tradizione folk, moderna bassa fedeltà e ricami elettrici, che hanno reso Vic Chesnutt un songwriter apprezzato da una lunga schiera di colleghi: commoventi Vesuvius e Ignorant People, quest'ultima segnata dall'irresistibile tappeto creato dalla fisarmonica di Van Dyke parks; un mezzo capolavoro poi la lunga Forthright, attraversata dai ricami della sei corde di Frisell, parente stretta dell'altro pezzo da novanta contenuto nel disco, l'incantata Rambunctious Cloud. In attesa di un altro scarto dell'autore, Vic Chesnutt ha ripreso ad emozionare
(Fabio Cerbone)

www.vicchesnutt.com