Di
fronte ad un autore pressoché sconosciuto ci sono sempre fondate
motivazioni per essere scettici: di sicuro Jordan Chassan ha pubblicato
uno dei lavori più freschi e sorpredenti della stagione e lo ha
fatto con pochissime soluzioni a disposizione. Un leggero fingerpickin'
alla chitarra acustica, quattro note di organo sullo sfondo, una ritmica
pigra e strascicata, un'aria southern che dalle radici country-blues
estrae ballate sornione, da ascoltare sotto un portico all'imbrunire di
una calda giornata estiva. E' il motivo musicale insistente in tutto East
of Bristol, West of Knoxville, primo disco dopo dodici anni di
silenzio (il precedente per la Polydor nel '93) per questo songwriter
da "addetti ai lavori", nome defilato del panorama roots, eppure
con un curriculum curioso: nasce a Montclair nel New Jersey, ma si trasferisce
a New York. Qui è protagonista della nuova scena folk e punk del
CBGB, storico locale sul finire dei settanta: da solo o con gruppi quali
Stuart's Hammer e Young Hegelians spinge allo scoperto un folk stralunato
misto a pop e jazz. Da allora molto è cambiato: Chassan è
più rilassato e pieno di disincanto, gironzola per l'America di
provincia con canzoni quali Brandywine e A day Like Today,
ballate al rallentatore con una batteria spazzolata e jazzy e l'armonica
di Jelly Roll Johnson. Si è scelto infatti i musicisti giusti,
la punta di diamante dell'altra Nashville, dove oggi si è trasferito
in cerca di fortuna: ci sono Byron House e Dave Jaques al
basso, Pat Maclnerny e Larry Atamanuik alla batteria, persino
un ospite di riguardo come Gillian Welch, nel delizioso duetto
Wound Up Away Too Tight, un country ciondolante segnato da un organetto
sixties. Con una voce che ti mette a tuo agio e storie di ordinaria bellezza,
Chassan insegue un'atmosfera piuttosto che la sorpresa, un mood appisolato
che mischia il country-folk d'autore e l'ironia di John Prine (Cheater
Cheater Cheater, da manuale) con il southern feeling sornione di JJ
Cale: Stranger In a Strange Land è un retro-blues "svogliato"
e incupito, mentre all'opposto si colloca il country blues al rallentatore
di Hard Work Bein' a Fool, con una chitarra solista che accenna
timidamente qualche nota, lasciando campo all'armonica. Quel che rimane
non aggiunge nulla più del dovuto, conservando nello stesso tempo
la pacatezza e l'irresistibile patina di "sporco" degna dei
migliori cantautori: Things Just Do è una canzoncina d'amore
che coccola, Lost Along the Way un saliscendi sulle colline del
Midwest americano, mentre That Destination e Am I Pleasin' You
l'ennesima variazione sul tema. Se cercate il vostro "roots album"
da relax estivo, Jordan Chassan lo ha realizzato
(Fabio Cerbone)
www.strongrecordings.com
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