Dov'era finita questa ragazza? Voglio dire, dov'era finita colei che senza
timore di smentite potevamo definire come la migliore tra le interpreti
della tradizione roots emerse negli anni '90 (le altre, per dovere di
cronaca, sarebbero Gillian Welch e Lucinda Williams, che non è dei '90,
lo so, ma insomma…)? Tre dischi - Infamous Angel (1992), My Life ('94)
e The Way I Should ('96) - uno migliore dell'altro e poi il silenzio,
sporadicamente interrotto da qualche comparsata al fianco di Nanci Griffith,
John Prine o Delbert McClinton. Sorprendente quindi vedere Iris DeMent
riemergere dall'oblìo a ben otto anni di stanza dall'ultimo dispaccio
discografico compiuto, per di più con un disco interamente dedicato alla
musica gospel, seppur rivisitata con uno spirito che non autorizza dubbio
alcuno sulla padronanza dell'autrice (ingrassata di circa settanta chili)
in materia di country, folk e hillbilly. L'apertura è folgorante. I've
Got That Old Time Religion In My Heart (altrimenti nota come "Old
Time Religion") rammenta la versione fiammante che ne diede a suo tempo
Jerry Lee Lewis: stessa foga esecutiva, stesso canto indiavolato, stesso
pianoforte violentato e stesso senso di minaccia incombente. Sono canzoni
religiose, quelle di Lifeline, ma di una religione oscura
e spaventosa, colma di sinistri presagi e rabbie represse; non una religione
di gioia e trasporto, bensì di minaccia e spavento. La cosa è evidente
soprattutto nei brani suonati, e talvolta prodotti, dalla scheletrica
slide del redivivo Bo Ramsey, mentre si trova in forma più attenuata
negli episodi in cui compare il veterano country Jim Rooney. Grazie
alla supervisione del secondo, Fill My Way With Love o The Old
Gospel Ship si snodano serene, festose e pacificate, tanto almeno
quanto le tracce dove presenzia il primo - He Reached Down, Hide
Thou Me e la terrificante God Walks The Dark Hills (comunque
i brani migliori dell'intero lavoro) - risultano selvatiche e pregne di
sconforto. Un dualismo molto interessante, che conferisce spessore e autenticità
a un Lifeline quindi molto "terreno", diviso com'è tra redenzione e dannazione,
tra grazia e terrore, ma anche un contrasto forte tra le diverse canzoni
di uno stesso lavoro, purtroppo incapace di evitare l'insinuarsi di qualche
sospetto di prolissità. Ma lo stato di salute artistica di Iris DeMent
sembra ancora notevole, e tanto basti. Bentornata
(Gianfranco Callieri)
www.irisdement.com
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