Lungo
il solco della tradizione dei grandi duetti country Rick Shea e
Patty Booker hanno ripreso una vecchia usanza che negli anni si
era un po' persa per strada e soprattutto nessuno era stato in grado di
riproporre senza scadere nel puro revival. Our Shangri-La
è un disco fatto con grazia e competenza che credo manderà
in sollucchero chi va cercando l'anima più pura della country music,
anche se alcune avvertenze sono d'obbligo. Non stiamo parlando infatti
di una raccolta in grado di attirare le attenzioni del pubblico più
vicino al linguaggio Americana o roots-rock, perchè gli intenti
di una operazione come questa sono chiaramente rivolti al suono tradizionale
del country-rock californiano. Dunque ballatone in perfetto stile Bakersfield,
honky-tonk e qualche spunto elettrico, che ricordano leggendarie coppie
quali Buck Owens e Rose Madox, ma anche gli insuperati George Jones e
Tammy Wynette. Fatto il punto sul contenuto assolutamente tradizionale
di Our Shangri-La, posso dire che gli obiettivi di Rick Shea e Patty Booker
sono stati pienamente raggiunti, anche se nessuna di queste canzoni potrà
evidentemente superare gli orginali. Un buon modo per ripassare una stagione
poco conosciuta della country music, riprendendo alcuni classici minori
(The Bull and The Beaver di Merle Haggard, Summer Wine di
Lee Hazlewood) e aggiungendoci nuovo materiale scritto da soli o in coppia
(tra cui l'ottima Baby That Ain't True, il brano più elettrico
e rock'n'roll del disco), sempre di ottima fattura. D'altronde Rick Shea
è un chitarrista e autore dalle solide basi: i più lo ricordano
senz'altro come sideman nella band di Dave Alvin, ma al suo attivo vanta
diversi dischi solisti, tra cui il consigliatissimo Sawbones. La brava
Patty Booker contrasta con la sua voce squillante il canto baritonale
e caldo di Shea, così la coppia si completa alla perfezione, convincenti
su tutti i fronti, dalle più veloci honky-tonk song When Will
I Ever Learn e Just a Matter of Time alle ballate dal passo
classico come I Know What's Wrong e Fewer Things All The Time,
per non parlare della swingata Fat Daddy. Un incontro artistico
vincente e inciso pensando di omaggiare con sincerità il vero country:
una sensibilità musicale non adatta a tutti i palati forse, ma
di certo assai competente.
(Davide Albini)
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