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Con Golden
Age Of Radio, Josh Ritter aveva dato una buona impressione
di sè: ci aveva servito su un piatto d'argento un disco di cui poter parlare
più che positivamente. Hello Starling conferma quanto di
buono già proposto e, con un balzo cantautorale fatto di testi snelli
e convincenti, salta la soglia del "clone" (Nick Drake e compagnia) per
camminare con le proprie gambe verso un melting pot musicale molto
folkloristico, di sicura presa e da grande artista. Entusiasmante è l'aggettivo
che meglio descrive il disco e che meglio interpreta gli arrangiamenti
forniti da hammond e pennate di acustica. Pochi i fronzoli, dunque, molta
invece la carne al fuoco per questo cantautore (poco meno che trentenne)
originario dell'Idaho, amato tanto a Manhattan quanto a Dublino. Oggi
(notizia di qualche giorno fa), con un imbarazzante ritardo, anche il
Regno Unito finalmente parla di lui e, dopo l'ascolto di Hello Starling,
ecco pronta l'edizione inglese del precedente Golden Age Of Radio, edita
lo scorso primo dicembre dalla Setanta Records (la stessa che ha pubblicato
Baby I'm Bored di Evan Dando). La popolarità è in ascesa, ma il disco
in questione va al di là di mere faccende di mercato, che a noi appassionati
ascoltatori poco interessano: abbandonando alcune alchimie eteree vicine
al Drake di Pink Moon, il Josh Ritter di Hello Starling scalda gli animi
con la malinconia minimalista (chitarra acustica e poco altro) di California,
Rainslicker e Wings. Wings...che dire di un brano ispirato
al Leonard Cohen di Songs Form A Room (1969) e dato in affitto alla signora
del folk Joan Baez per il suo Dark Chords On A Big Guitar (2003)? Ma questo
piccolo capolavoro è ben altro: il disco esalta soprattutto per il folk
bandistico di Kathleen e Man Burning (due brani per i quali
è fondamentale l'apporto di hammond e organo. I due strumenti spesso s'intrecciano
a meraviglia), per l'attacco (simil-New York New York di Ryan Adams) e
gli sviluppi in crescendo (apertura con basso e hammond, poi batteria
tambureggiante e pop a go-go) di Snow is Gone, e per la direzione
melodica dell'iniziale Bright Smile, canzone decisamente piacevole,
nonché diretta e ottimo apripista. Rootshighway non lo pone in maniera
indiscussa sul carro dei vincitori: già in tempi non sospetti avevamo
parlato di Josh Ritter con entusiasmo, dando il giusto peso al precedente
disco. E allora perché non elogiare anche Hello Starling, lavoro decisamente
superiore al precedente.
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