E' importante cogliere il senso della didascalia posta da Natalie Merchant
come sottotitolo al suo The House Carpenter's Daughter:
"a collection of traditional & contemporary folk music"
bene riassume il principio che ha guidato la cantautrice americana attraverso
la rilettura di una lunga e tortuosa tradizione.
Non è la prima volta che ci ritroviamo faccia a faccia con una
simile operazione di recupero in chiave prettamente acustica dei fantasmi
dell'american music: guarda caso proprio quest'anno abbiamo fatto i conti
con la fierezza roots di John
Mellencamp, straordinario ribelle rock alle prese con le ombre
del passato. Il suo Trouble No More possedeva un afflato ed una ispirazione
assolutamente autentiche, assai vicine negli intenti e nei risultati a
quelle che oggi riscopriamo nel primo disco indipendente della Merchant
per la personale etichetta Myth America. Da prospettive e con sensibilità
d'interpretazione evidentemente distanti, le due opere hanno ancora una
volta il merito di ribadire la profondità e l'immensa forza della
musica popolare americana. L'accostamento è infine rafforzato dalla
prospettiva con cui i due artisti hanno affrontato la materia: è
inutile tentare di liquidare questi dischi come maliziosi tentativi di
cavalcare l'onda lunga del revival roots, perchè anche la Merchant,
come il citato Mellencamp, ha avuto l'intuizione di rendere omaggio alla
tradizione tutta, vista come un lungo filo rosso che attraversa i tempi.
Ecco allora accostarsi l'un l'altro immortali folk songs della memoria
collettiva americana come Poor Wayfaring Starnger o il country
celestiale di Bury Me Under The Weeping Willow (dal canzoniere
della Carter Family) ed episodi più oscuri e appunto "contemporanei"
come la splendida Sally Ann in apertura (dal repertorio dei misconosciuti
Horseflies) o Crazy Man Michael dei Fairport Convention (il cui
spirito folk-rock aleggia un po' su tutto il disco). Guidata da uno stato
artistico di grazia (peraltro già ribadito nell'ultimo Motherland),
Natalie Merchant piega questi brani al suo volere, prerogativa di tutti
i grandi interpreti. Il resto lo ottiene attraverso il contributo dei
suoi musicisti (tra gli altri Judy Hyman al violino, Gabriel
Gordon alle chitarre e Richie Stearns al banjo), i quali hanno
saputo cogliere in queste registrazioni l'anima della grande folk music
(che resta unione di passato, presente e futuro in una cosa sola) con
una sensibilità nuova e al tempo stesso rispettosa. Gli arrangiamenti
elettrici di Which Side Are You On? e Soldier, Soldier (semplicemente
un capolavoro), l'oscurità di Diver Boy dettata dal basso
di Graham Maby, gli irresistibili profumi irish di Down on Penny's
Farm sono il segno tangibile di questo percorso musicale. Il fatto
che questo disco, poco pubblicizzato, inizialmente disponibile solo attraverso
la rete, abbia superato le settantamila copie vendute è un sonoro
schiaffo all'ignoranza in cui versa l'estabilishment discografico di oggi
(Fabio Cerbone)
www.nataliemerchant.com
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