Bonnie Prince Billy - Masters and Everyone Drag City 2003 1/2

Will Oldham continua ad incidere sotto lo pseudonimo di Bonnie "Prince" Billy e lo fa mantenendo una sorta di integralismo folk, che gli permette di ricevere consensi sia da parte di colleghi più blasonati (Johnny Cash ha inciso un suo brano, I See The Darkness, per American III: Solitary Man) che da un ampio pubblico vicino all'indie rock più minimalista e alla musica tradizionale americana. Quello che piace di lui è la schietta comunicabilità, sintonizzata su canali standard, accattivante per la sua semplicità. Master And Everyone, album pubblicato recentissimamente, non stravolge e riesce ad appassionare. Billy, accompagnato sempre da una sei corde acustica, manipola la tradizione, la fa sua e la getta fra le braccia di un cantato misurato, spesso condiviso con una voce femminile (Ain't You Wealthy, Ain't You Wise e Maundering). Intendiamoci, Master And Everyone non è semplicemente un album "chitarra e voce": violini ed archi in genere fanno capolino (The Way), così come il basso, qualche soluzione moderatamente vivace (vedi l'introduzione al cantato di Joy And Jubilee e il ritmo di Hard Life), e la fisarmonica (Three Questions). Autunnale, intimo e malinconico, il suond di Bonnie "Prince" Billy trova collocazione all'interno di un panorama fatto di Lambchop, Smog, Vic Chesnutt, fino all'ultimo Beck, ma nel quale il nostro spicca per sensibilità popolare ed elevato valore cantautorale. Master And Everyone è fuori dal tempo, supera i pregiudizi sul proletariato melodico e apre la strada al contrasto, visibile anche dalla copertina. Barba sessantottina e piercing: l'antico, ma non ditelo ai cinquantenni, e il moderno. Sublime
(Carlo Lancini)

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