Will Oldham continua ad incidere sotto lo pseudonimo di Bonnie
"Prince" Billy e lo fa mantenendo una sorta di integralismo folk,
che gli permette di ricevere consensi sia da parte di colleghi più blasonati
(Johnny Cash ha inciso un suo brano, I See The Darkness, per American
III: Solitary Man) che da un ampio pubblico vicino all'indie rock più
minimalista e alla musica tradizionale americana. Quello che piace di
lui è la schietta comunicabilità, sintonizzata su canali standard, accattivante
per la sua semplicità. Master And Everyone, album pubblicato
recentissimamente, non stravolge e riesce ad appassionare. Billy, accompagnato
sempre da una sei corde acustica, manipola la tradizione, la fa sua e
la getta fra le braccia di un cantato misurato, spesso condiviso con una
voce femminile (Ain't You Wealthy, Ain't You Wise e Maundering).
Intendiamoci, Master And Everyone non è semplicemente un album "chitarra
e voce": violini ed archi in genere fanno capolino (The Way), così
come il basso, qualche soluzione moderatamente vivace (vedi l'introduzione
al cantato di Joy And Jubilee e il ritmo di Hard Life),
e la fisarmonica (Three Questions). Autunnale, intimo e malinconico,
il suond di Bonnie "Prince" Billy trova collocazione all'interno di un
panorama fatto di Lambchop, Smog, Vic Chesnutt, fino all'ultimo Beck,
ma nel quale il nostro spicca per sensibilità popolare ed elevato valore
cantautorale. Master And Everyone è fuori dal tempo, supera i pregiudizi
sul proletariato melodico e apre la strada al contrasto, visibile anche
dalla copertina. Barba sessantottina e piercing: l'antico, ma non ditelo
ai cinquantenni, e il moderno. Sublime
(Carlo Lancini)
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